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Bologna etrusca. La città “invisibile”

Urna etrusca policroma conservata nel Museo archeologico nazionale dell'Umbria.
Urna etrusca policroma conservata nel Museo archeologico nazionale dell'Umbria.

Bologna etrusca. La città “invisibile”


I luoghi di sepoltura

Se sull’area dell’abitato sappiamo poco, per via della continuità insediativa fino ai giorni nostri, molti più dati ci vengono dai luoghi di sepoltura i quali si trovavano in zone di campagna che solo dopo l’Unità d’Italia furono urbanizzate, come ad esempio l’area attorno a via Andrea Costa, dalla chiesa di San Paolo di Ravone fino alla Certosa. Proprio i lavori per la grande espansione urbana della città verso ovest furono l’occasione per il rinvenimento di oltre 5000 tombe in ciascuna delle quali accanto al defunto era deposto il corredo funerario, costituito dagli oggetti che avevano caratterizzato la sua vita, il suo livello sociale, le sue funzioni politiche, le sue credenze religiose. E’ stato giustamente detto che i “complessi funerari si prestano a ricerche sociali non solo perché sono più ricchi di quelli degli abitati, ma soprattutto perché sono il risultato di azioni e di comportamenti meditati che hanno la funzione di avere un significato e un messaggio…per cui i corpi dei morti parlano dei vivi”.

E infatti dai corredi delle sepolture noi possiamo trarre preziose indicazioni sulla storia della città e sullo sviluppo sociale di suoi cittadini. Le tombe più antiche (VIII-VII secolo a C.), di livello principesco, sono da riferire ad una società di tipo aristocratico basata sulla discendenza e sui vincoli di sangue, mentre le tombe della fase successiva (VI e V sec. a.C.) sono da riferire a un gruppo sociale nuovo, più aperto e più allargato, i cui valori fondanti sono l’isonomia e la capacità imprenditoriale, di fatto un gruppo basato sul censo secondo gli stessi principi della riforma attuata a Roma da Servio Tullio.

E’ significativo che mentre la prima fase, a regime aristocratico e principesco, si caratterizza per l’esibizione di una straordinaria ricchezza, individuale e famigliare, nella fase successiva la ricchezza è meno eclatante e più uniformemente distribuita ad indicare un livello sociale alto del gruppo nel suo complesso e non dei singoli individui e soprattutto si dà ampio spazio agli oggetti e ai segni che evocano le cariche politiche. Si intravede così una società urbana, politicamente strutturata e fortemente rinnovata nella quale non è più la ricchezza individuale e privata ad indicare un rango elevato, ma sono le cariche politiche ricoperte in vita dal defunto o comunque la sua evidenza acquisita sul piano politico e istituzionale, esibita con orgoglio al momento della morte.

Per quanto riguarda il rituale di sepoltura nella fase più antica prevale la cremazione attraverso la quale si liberava il defunto della sua materialità corporea per consentirne una sorta di sublimazione o di divinizzazione cercando nello stesso tempo di ripristinarne le sue fattezze umane, distrutte dal rogo, con il ricorso a contenitori delle ceneri vestiti e abbigliati come se fossero un corpo umano.

Nella fase più recente in cui prevale l’inumazione gli oggetti del corredo richiamano lussuosi servizi di vasellame e di strumenti per il banchetto e per il consumo del vino, unitamente a offerte di cibo, con una chiara allusione ad un momento della cerimonia di sepoltura, ma forse anche con un richiamo all’ideologia funeraria che prevedeva una vita oltre la morte nella quale si celebrava un eterno banchetto a cui partecipava il defunto unendosi a chi lo aveva preceduto nella morte.

Per saperne di più Giuseppe Sassatelli, Bologna etrusca. La città “invisibile” (Ed. Bologna University Press)