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Bologna etrusca. La città “invisibile”

Bologna etrusca
Bologna etrusca

Bologna etrusca. La città “invisibile”

 

Bologna, gli Etruschi e il Mediterraneo (in particole la Grecia)

Una delle principali novità emerse dagli studi recenti sulla Bologna etrusca è quella dei rapporti che gli Etruschi di questa città avviarono e intrattennero a lungo con realtà lontane del Mediterraneo orientale e con la Grecia in particolare.

In una fase più antica tra VII e VI secolo i legami degli Etruschi di Bologna con l’Oriente furono particolarmente intensi perché i “principi” etruschi di Felsina importarono da quest’area, sempre per il tramite dell’Etruria propria. molte merci preziose e molti stimoli culturali. La vita e le ideologie dei tanti re orientali divennero ben presto patrimonio condiviso dalle aristocrazie della città di Bologna.

Ma è soprattutto a partire dalla metà del VI secolo che si intensificano i rapporti e le relazioni della città

con il Mediterraneo orientale e soprattutto con la Grecia. E in particolare con la città di Atene. Quest’ultima, come tutte le grandi città del mondo antico, aveva assoluto bisogno di risorse alimentari per i suoi abitanti, dato che i prodotti dell’agricoltura del suo territorio non erano sufficienti. Atene oltre che verso le vaste e lontane pianure del Mar Nero cerca i cereali e soprattutto il grano nella fertile pianura padana controllata e coltivata intensamente dagli Etruschi. E cerca anche prodotti dell’allevamento, in particolare dei suini, dato che in alcuni centri dell’area padana tra le molte ossa di maiale rinvenute negli scavi mancano quasi completamente le ossa degli arti posteriori, autorizzando così l’ipotesi di una esportazione dei prosciutti. Così come erano famose in Grecia le galline dell’are adriatica anch’esse molto apprezzate.

In una fase in cui gli scambi commerciali si basano sul baratto i Greci comperano dagli Etruschi questi prodotti dell’agricoltura e dell’allevamento in cambio di loro pregiatissimi manufatti artigianali, in particolare ceramiche figurate, prima a figure nere e poi a figure rosse, di cui Atene era grande e rinomata produttrice, oltre che abile distributrice.  

E gli Etruschi, sia quelli dell’Etruria propria (Cerveteri, Tarquinia, Chiusi, Volterra ecc.) sia quelli dell’area padana (Bologna, Spina, Marzabotto, Mantova) diventano grandi estimatori delle ceramiche attiche usate nei loro banchetti come vasi per contenere e per preparare il vino (Crateri, anfore ecc.), vasi per versarlo (brocche) e vasi per berlo (coppe). E questi vasi erano decorati con straordinarie raffigurazioni del mito e dell’epica greca che diventano ben presto patrimonio comune e largamente apprezzato anche dagli Etruschi di Felsina.

I vasi sbarcavano a Spina dove arrivavano via mare direttamente da Atena. E da Spina venivano smistati dagli stessi Etruschi verso l’interno, in particolare verso Bologna, ma anche verso Marzabotto e Mantova con una diffusione quasi capillare in tutta la regione padana controllata dagli Etruschi.

Si può dire pertanto che quest’are era in una forte sintonia culturale con l’Atene del V secolo che è l’Atene di Fidia ed è sicuramente la città più colta di tutto il Mediterraneo.
 

Per saperne di più Giuseppe Sassatelli, Bologna etrusca. La città “invisibile” (Ed. Bologna University Press)