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La Blockchain giuridica: bitcoin, NFT e proprietà nel Metaverso

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La Blockchain giuridica: bitcoin, NFT e proprietà nel Metaverso

 

Blockchain, altre tecnologie legali avanzate e certezza giuridica

La Blockchain contribuisce alle nuove tecniche di lavoro nel campo legale, che stanno rivoluzionando il settore legale americano ed europeo. Esse portano ad un aumento dell'efficienza, della precisione e dell’accessibilità dei dati giuridici, nello stesso tempo sembrano implementare una visione “matematica” del diritto. E ciò altera il normale uso dei giuristi di plasmare, con ampia libertà umanistica, i confini della certezza “qualitativa” del diritto.

Il recente progresso tecnico, infatti, porta con sé una visione astratta, pragmatica e manipolatoria, che in qualche modo, tradisce la natura linguistica ed umana del diritto. Si afferma una sorta di giurisprudenza automatica e informatizzata, che implica una “quantificazione estrema” del fatto umano dei casi giudiziali.

L'adozione di queste tecnologie, non solo, ha un impatto significativo sui sistemi legali europei, che gradualmente importano questi strumenti operativi e scientifici, ma insinua rapidamente anche la relativa mentalità “matematizzante”.

Ciò è visibile dalle differenze tipologiche, che intercorrono tra le tecnologie e i servizi legali avanzati, oggi disponibili:

(A) Alcuni hanno una funzione meramente ancillare,

(B) Altri implicano un’estesa traduzione matematica dei concetti giuridici umani, dei ragionamenti o anche delle norme in leggi ed equazioni numeriche,

Questa dicotomia di comodo offre seri spunti di riflessione sia etica sia giuridica sia filosofica. Intanto, si possono menzionare, tentando una classificazione funzionale del tipo A e B, ora specificato:

  1. Analisi Bayesiane: Si tratta di App e programmi che valutano la probabilità, in relazione alla prova legale, di un evento futuro, basandosi su informazioni attuali e passate. (Potremo definirle del tipo A).
  2. E-discovery: Sono strumenti informativi di analisi documentale nella esibizione, obbligatoria per legge nei processi americani, di file elettronici di prova. Questa divulgazione elettronica (e-discovery) identifica, raccoglie e gestisce informazioni elettroniche, e infine realizza l'apprendimento automatico e l'analisi predittiva di un gran numero di documenti. (tipo B).
  3. Chatbot Legali: Sono automi verbali che utilizzano l'intelligenza artificiale (IA) per rispondere a domande legali comuni, compilano autonomamente documenti legali o danno informazioni di base su leggi e sentenze. Operano su siti web, piattaforme di messaggistica e altre interfacce. (tipo B).
  4. Intelligenza Artificiale (IA) per la previsione legale: Sono sistemi hardware e software che usano algoritmi di machine learning, per analizzare dati giuridici storici e predire esiti di cause legali. L’IA legale può fornire agli avvocati probabilità di successo e formulazione di strategie. (tipo B).
  5. Piattaforme di Gestione dei Documenti Legali: Sono sistemi avanzati di gestione documentale, che organizzano, condividono e facilitano l’accesso ai documenti legali. Impiegano anche riconoscimento ottico dei caratteri (OCR), inoltre, snelliscono ricerca, lettura e analisi di documenti digitalizzati. (tipo A).
  6. Blockchain nel Settore Legale: È una tecnologia in grado di garantire sicurezza e integrità di documenti legali, nonché di facilitare transazioni di proprietà intellettuale, valuta, borsa e burocratiche, altamente sicure e tracciabili. (tipo B).
  7. Automazione dei Processi Legali: È un’automazione nei processi legali ripetitivi concerne la redazione di documenti, la gestione delle scadenze e la preparazione di documenti standard. (tipo A).
  8. Piattaforme di Collaborazione Online: Sono strumenti di collaborazione online, che permettono formazione di team di avvocati e gestione comune dei casi in remoto. (tipo A).

Il risvolto inaspettato di questi ritrovati tecnologici, sulla prassi degli operatori del diritto, è ancora largamente inesplorato.
 

Blockchain, la nuova realtà aumentata e il meta-verso del diritto

Una delle tecnologie legali che rientrano nella tipologia B) sopra indicata è la blockchain del bitcoin, e degli altri token, cioè un vario panorama di enti virtuali, dai c.d. NFT (opere dell’ingegno), ai contratti automatici, alle varie altre forme di proprietà virtuale.[1] Questa tecnologia implica uniformemente un’estesa traduzione matematica di concetti giuridici “umani”, di ragionamenti o anche di semplici norme contrattuali (v. i c.d. contratti automatici) in leggi ed equazioni numeriche, cioè in codice macchina e/o codice di programmazione di meta-livello.[2]

La fonte delle seguenti riflessioni è una serie di autori, che hanno teorizzato in modo pioneristico sulla blockchain nel settore legale. Infatti, seguiremo un percorso tracciato in dettaglio da:

  1. Primavera De Filippi: Una studiosa e ricercatrice che ha scritto su blockchain, contratti intelligenti e il loro impatto nel settore legale.
  2. Aaron Wright: Un professore di diritto e ha co-scritto il libro "blockchain and the Law" con Primavera De Filippi. Questo libro esplora le implicazioni legali e giuridiche della tecnologia blockchain.
  3. Daniel Katz: Un professore di diritto che ha scritto su temi legati alla tecnologia, all'IA e alla blockchain nel settore legale.[3]

Possiamo, innanzitutto, in sintesi definire la blockchain legale come il calcolo parallelo autonomo, anonimo e democratico che molti computer individuali compiono in rete per “computare” bitcoin, NFT, contratti, registri e altre forme di proprietà virtuale di enti a loro volta “virtuali”.[4] Dove bitcoin, NFT, ecc., sono di fatto le traduzioni informatico-matematiche (algoritmiche) di atti umani come contratti, registri, danaro, opere dell’ingegno e altre forme di proprietà reale, o di altri enti “reali”  dal significato specificamente “umano” come la proprietà intellettuale, la terra, il capitale, il lavoro e simili. La novità consiste nella natura istituzionalizzata del processo distribuito o peer-to-peer di traduzione, registro e crittografia, che non necessità autorità centrali (Stato, Burocrazia, Borsa, fixing ufficiali, organizzazione aziendale, ecc.) per produrre il bene economico virtuale.[5]

Ciò porta ad una nuova realtà aumentata, che potremmo definire il “meta-verso del diritto”. La doppia definizione (meta-verso e diritto) suppone che (i) si chiami meta-verso quell’universo parallelo o “al di là” della realtà “umanistica” del mondo sociale[6] e (ii) lo si riferisca al diritto perché esso duplica tipici enti giuridici, istituzionalizzati nel mondo sociale umano, come il danaro (con il bitcoin), i contratti e gli altri atti (con i contratti automatici e gli atti di proprietà virtuali), la proprietà intellettuale (con i Non Fungible Token, NFT), la proprietà del capitale, della terra e del lavoro (con la proprietà virtuale di sezioni del meta-verso).[7]

Si può fare l’esempio di azioni e derivati digitalizzati e registrati come capitale virtuale, di opere d’arte registrate in modo univoco sull’intera rete di una blockchain (NFT), di allocazioni proprietarie di parti di un meta-verso pagate in bitcoin, di prestazioni lavorative rese in forma automatica da smart-contracts (p.e. calcolo e pagamento di tasse successorie), ecc. L’insieme di questi singoli blocchi, concatenati dal registro o ledger della (o delle) blockchain, sono i mattoni che definiscono assets e proprietà su records immutabili, che vanno a costituire un ambiente sostenibile, un ecosistema definibile nel complesso come metaverso; termine che oggi solo per ragioni di moda e tendenza si associa, erroneamente, nell’immaginario collettivo alla sola realtà virtuale (VR), ai guanti e ai visori olografici, al rendering, ecc. Mentre questi ultimi ne costituiscono solo una configurazione opzionale.[8]

La blockchain giuridica, invece, costituisce con ogni probabilità la parte maggioritaria del meta-verso. E sarebbe quell’infrastruttura di calcolo che duplica in modo informatico in un meta-verso, accessibile dai monitor, gli enti reali del diritto. Questi ultimi sono enti, atti ed istituzioni “umane”, di cui è prodotto un sosia virtuale (ciò che potremmo definire “avatar”).[9] Nel contesto del meta-verso, la blockchain è, perciò, la struttura di base o ossatura che rende operativo, sicuro e cogente tutto l’eco-sistema digitale. Esso sarà composto dei singoli mattoni o blocchi della realtà aumentata o virtuale, cui accedono in modo privilegiato solo gli esseri umani e le rispettive organizzazioni sociali “reali” dotati di chiavi private di crittografia.[10]

Per rimanere all’esempio del bitcoin, esso è un duplicato “informatico”, calcolato dalla blockchain, “ad immagine” del “danaro emesso dallo Stato”. Infatti, il bitcoin deriva da quel processo democratico del “suo” calcolo computeristico, anonimo e decentrato, che globalmente si definirà come compiuto dalla blockchain.

Quest’ultima è quel mercato di personal computer collegati in rete da appositi protocolli, cioè un registro immodificabile, o ledger, basato sulla condivisione di risorse di calcolo (concretante una “sharing economy” della potenza di calcolo), - che si sostituisce a quella comunità del tutto “umana” dello Stato quale emettitore di moneta e suo “certificatore”, nell’emettere una moneta virtuale del tutto autonoma, appunto il bitcoin e le altre criptovalute.[11]

Le altre criptovalute, i contratti automatici e gli altri token della blockchain si differenziano dal bitcoin per la possibilità tecnologica ulteriore di usare per calcolarli registri più leggeri, gli smart ledger; infatti, il loro software (scripting) è ulteriormente programmabile da network peer-to-peer satelliti (le c.d. Distributed Autonomous Organisations, o DAOs).[12] Ognuno dei nuovi smart ledger e dei DAO diventa quindi un’unità modulare, tipo mattoncino LEGO, per costruire la realtà composita e istituzionalizzata del mondo economico del meta-verso, già oggi ricco di imprese e iniziative finanziarie.[13]

Il bitcoin e le altre valute virtuali sono emesse e “certificate”, quindi, da un Mercato anonimo di computer (nel senso più stretto del termine usato da Hayek, da una “catallassi”, un ordine spontaneo).[14] E anziché assumere la forma tangibile di foglio di banca stampato da una Zecca, invece, si presenta sui monitor degli utenti in rete nella forma “impalpabile” di quell’ente che definiremmo “informazione”. Il bitcoin infatti è null’altro che un numero; trovato all’esito di un calcolo, rigoroso, certo e “certificatore” che impiega un algoritmo su molteplici computer personali, partendo da altri numeri “bitcoin” collegati ai precedenti dalla rigida sequenza di una “blockchain”, condivisa in modo trasparente dagli utenti stessi in rete.

Un fatto è essenziale: Occorre ricordare che l’algoritmo della blockchain è anche una forma di “crittografia”, cioè di (i) codifica, (ii) segretazione e (iii) simulazione dell’informazione contenuta negli enti reali  ed umani come il “danaro”. Infatti (i) il bitcoin codifica e calcola numeri da altri numeri, ma (ii) usa anche un codice di segretazione, dato che un algoritmo molto complesso compie un calcolo non decifrabile da soggetti estranei alla blockchain, per ottenere un nuovo bitcoin della serie.[15] Tale per cui solo gli utenti  possono leggere e scambiare i bitcoin prodotti dalla serie. Inoltre, la realtà complessiva dei bitcoin (iii) simula il mondo del denaro reale (la bancamonete, i biglietti di banca, le monete), mantenendo una sorta di cordone ombelicale tra mondo umano e mondo “crittografico”, dato che il secondo (bitcoin) è, in senso astratto o filosofico, una crittografia del primo (il danaro). Il danaro virtuale infatti  riproduce, codifica, segreta e sfrutta la prassi umana del denaro reale.

Infine, una tale (i) codifica, (ii) segretazione e (iii) simulazione del danaro reale presenta altri due aspetti ancora più essenziali:

  1. Il bitcoin rende presente, in modo “simulatorio,” il danaro reale, con il suo avatar (in cui è sempre convertibile; p.e. euro in bitcoin), in un meta-verso virtuale.
  2. E qui, grazie alla segretezza del processo di calcolo, il bitcoin appare nuovamente collegato alla finanza reale del mondo esterno (umano), in quanto si presta a costituire per gli agenti economici umani un nuovo tipo di “bene privato” ed “esclusivo”.

I due aspetti possono essere compresi come segue. Dato che riproduce come un “simulacro” il  danaro reale, il bitcoin entra ed esce dal meta-verso giuridico nell’economia reale e costituisce un nuovo tipo di “proprietà privata”. Il paradosso è che il bitcoin sia una sorta di entità anfibia tra reale e virtuale e che, da un lato, nasca dal procedimento democratico del calcolo diffuso e anonimo della numerologia crittografica della blockchain; dall’altro, alimenti il processo del tutto reale di accumulazione privata ed esclusiva di beni economici (la c.d. “cryptoeconomics”).[16]

Nello stesso tempo, il bitcoin, questa realtà aumentata della moneta umana, è “rilevante per il diritto”, proprio a causa dell’appena evidenziato “cordone ombelicale” che lo lega alle realtà umane che simula. Infatti, come la tecnologia legale del bitcoin appartiene alla tipologia B di cui all’inizio dell’articolo, cioè implica un’estesa traduzione matematica (in leggi ed equazioni numeriche) dei concetti giuridici “umani” legati al danaro, ai suoi ragionamenti, alle sue norme, prassi e istituzioni, - così lo stesso accade alla blockchain degli enti virtuali NFT (Non Fungible Token), dei contratti automatici e delle forme di proprietà virtuale.  Basti riflettere, intuitivamente, al fatto che i nuovi mondi virtuali, aperti da questi oggetti, presenti nel “meta-verso” e costituiti dalla blockchain (token, NFT, contratti automatici, proprietà virtuali e altri), genereranno contenzioso, costituendo naturalmente anche un “meta-verso giuridico”.

Per capirlo basta immaginare con quanta facilità  questi nuovi enti apriranno nuove liti, controversie e tutta una serie di contrattazioni e legiferazioni che accresceranno l’“incertezza”  o la “vaghezza” o la “flessibilità qualitativa” del diritto,  - dando lavoro, letteralmente, a tutti i giuristi, impegnati a ridurla o ampliarla nei loro concetti, nelle loro espressioni linguistiche e nei loro atti (norme, leggi, atti di governo). Il nuovo mondo della blockchain sembra escludere l’incertezza mediante in suoi complessi e rigorosi algoritmi, specie nel caso dei contratti automatici (la cui firma sblocca la cessione di beni e servizi, quasi senza costi di personalizzazione ed esecuzione degli accordi, che sono “auto-eseguiti”). Tuttavia, gli stessi contratti “auto-eseguiti” duplicano e “aumentano” la realtà della  flessibilità interpretativa dei giuristi, della certezza “semantica” e delle relative sfide giudiziali, - per il semplice ed elementare motivo che l’esteso uso dei computer non esclude gli esseri umani dalla realtà istituzionale della blockchain (le loro opposizioni, critiche e persino crimini).[17]

La costante presenza, essa stessa anfibia, degli esseri umani nel contesto della blockchain, deve, per necessità logica, ampliare qualitativamente e quantitativamente  il raggio d’azione delle norme, delle sentenze, dei contratti all’interno e all’esterno del meta-verso. Questo rivoluzionario ingresso della “realtà aumentata” del meta-verso e della blockchain nel mondo umano, e viceversa, da un lato  aumenta il potere dei computer di incrementare la certezza, Dall’altro, incrementa la difficoltà per i  giuristi nel padroneggiare con i loro argomenti umanistici la matematica-informatica del meta-verso giuridico. Una lotta impari sarà infatti per gli avvocati ed i giudici, specialmente, quella per quantificare l’incertezza giuridica legata alle interferenze degli esseri umani (e della loro umanità) con il meta-verso.

Ma ciò muterà, inevitabilmente, anche il lavoro degli avvocati, a causa degli algoritmi che i legali dovranno “adattarsi” a conoscere per poter valutare i token del metaverso giuridico (bitcoin, monete virtuali, prodotti dell’ingegno NFT, proprietà virtuali nel metaverso, ecc.). Con questi ultimi, infatti, il campo del diritto “reale”, fatto di leggi, contratti e cittadini o partner commerciali impegnati in un contenzioso perpetuo, inizia ad allargarsi ai territori aperti dalla matematica e, in particolare, dell’informatica.

Ciò porterà a cambiamenti radicali nel modo in cui gli studi legali opereranno, non solo negli Stati Uniti, ma anche in Europa. Per primo, l’efficienza (riduzione dei costi e aumento scalare delle opportunità di servizio ai clienti) e, per secondo, uno stravolgimento vero e proprio del rapporto personale con i clienti (nonché del ruolo umanistico del consulente e difensore).


Crittografia della blockchain, origini militari e principi guida del diritto

Tutto il “nuovo mondo” o la realtà aumentata del meta-verso offre, quindi, nuove prospettive agli avvocati, ai giudici per confrontarsi con i territori inesplorati della “proprietà” intellettuale o virtuale (bitcoin, NFT, ecc.) “costruita”, duplicata e difesa dalla crittografia informatica. I giuristi aggiungeranno le loro argomentazioni difensive alla difesa “automatica” che il mondo informatico già appresta a questi mondi virtuali, attraverso le chiavi informatiche di “segretazione” e “accesso esclusivo” assicurate dalla blockchain (come mezzo di crittografia).

Occorre allora una piccola premessa storico-teorica, per capire da dove venga e dove vada la segretezza “crittografica” della blockchain: È il “mondo militare” infatti il luogo remoto di nascita della teoria della blockchain. Per quanto non nate direttamente in ambito militare, infatti, la crittografia e le tecnologie decentralizzate hanno avuto una lunga storia di sviluppo in ambiti militari e governativi. Di per sé la crittografia, che è una componente fondamentale della blockchain, ha radici molto antiche (ben anteriori ai Greci); ma oggi conserva ancora nell’ambito civile della Blockchain ben presenti le esigenze di segretazione tipiche della guerra. Come la guerra persegue con le chiavi crittografiche ed il decentramento un “vantaggio” in termini di  sicurezza e informazione sul nemico (una “superiorità” delle armi e delle informazioni),  capace di rendere “certa” la tutela della vita o della incolumità o della vittoria, - così la blockchain mutua ancor’oggi dalla scienza militare i fini di vantaggio nella sicurezza e segretezza crittografica nei confronti dei competitori economici, per ottenere “certezza” dei beni virtuali del meta-verso (bitcoin e altri token).[18]

Quindi, i due concetti essenziali di 1) vantaggio informativo e 2) segretezza crittografica sono strettamente interconnessi tra loro nella guerra. Mentre nel contesto civile e commerciale della blockchain, che su di essi si basa, diventano le chiavi “giuridiche” indispensabili per comprendere la sua crittografia informatica e il relativo meta-verso: anch’essi pretendono sicurezza e vantaggio informativo.[19]

La crittografia mantiene infatti il suo cordone ombelicale con il mondo “giuridico” della Guerra, dello Stato e dell’Universo umano in generale. La crittografia ha visto sviluppi significativi proprio durante le guerre mondiali e la Guerra Fredda, dove è stata utilizzata per proteggere le comunicazioni militari. Per cui, per quanto la blockchain, come concetto, emerga nel 2008 con il whitepaper sul Bitcoin pubblicato da un individuo o un gruppo sotto lo pseudonimo di Satoshi Nakamoto, - in realtà il documento combina idee militari preesistenti di crittografia, teoria dei giochi e tecnologie di rete decentralizzate[20] per creare un sistema di moneta elettronica peer-to-peer sia sicuro sia sociologicamente sia giuridicamente, superiore al suo  avversario (il danaro stampato dallo Stato).[21]

Anche a livello tecnologico, la natura interdisciplinare della blockchain implica che molte delle sue componenti tecniche fondamentali abbiano avuto influenze da diversi settori, inclusi quelli militari e accademici. Infine, dimostra l’esistenza di un legame ancora attuale e vivo con la scienza militare (con lo Stato e il mondo umano della Guerra), il fatto che la tecnologia blockchain sia ancora di recente fortemente intrecciata in diversi modi al mondo militare e strategico, soprattutto con l’obiettivo di migliorarne la sicurezza, l’efficienza e la trasparenza delle operazioni militari. Alcuni settori chiave del mondo militare usano tutt’oggi la blockchain come segue:[22]

  1. Sicurezza delle comunicazioni, dove la blockchain garantisce comunicazioni immutabili tra unità militari e sistemi di comando, sia grazie alla sua natura decentralizzata sia alla crittografia avanzata, prevenendo l’intercettazione e la manomissione dei messaggi.
  2. Logistica e gestione delle risorse, dove la blockchain traccia rigorosamente le forniture militari e le altre risorse, aiutando a monitorarne in tempo reale posizione e stato e riducendo il rischio di perdite e carenze nella catena di approvvigionamento.
  3. Contratti intelligenti, dove gli smart contracts basati su blockchain possono automatizzare il rispetto di accordi e operazioni logistiche, pagamenti automatizzati, gestione delle forniture e esecuzione di ordini.
  4. Protezione dai cyber attacchi, dove le reti blockchain sono super-resistenti ai cyber attacchi grazie alla decentralizzazione, rendendo così invulnerabili tutte le infrastrutture informatiche militari.
  5. Verifica dell’identità, per monitorare il personale autorizzato ad accedere a informazioni sensibili o ad aree riservate.
  6. Gestione delle informazioni, per gestire e archiviare le informazioni militari, con dati accurati, non alterabili e ad accesso ristretto e sicuro.
  7. Collaborazione interforze, dove la blockchain può facilitare tra eserciti di diversi paesi la condivisione sicura e trasparente delle informazioni, migliorando la cooperazione e la coordinazione.

Assodato il legame tra scienza militare e informatica della crittografia (in senso lato) e della crittografia della blockchain (in senso stretto), occorre far tesoro dei concetti militari di (i) “vantaggio informativo” e (ii) “segretezza” come principi guida per delineare gli obiettivi di disciplina della dottrina giuridica, dell’attuale e futura legiferazione interessata al meta-verso. Infatti, la blockchain, proprio come la crittografia militare, procura quel vantaggio informativo ai detentori delle chiavi pubbliche e private di crittografia, e quella segretezza, che si traduce in “certezza matematico-informativa” dei token prodotti (siano bitcoin, NFT o qualsiasi altro token).

Di questi principi guida e del relativo panorama dei primi interventi del legislatore europeo, americano ed internazionale si parlerà diffusamente nel successivo paragrafo n.6.


Cordone ombelicale tra certezza informatica e giuridica: BIT e FIT

Ora, la guerra, lo Stato e la relativa tendenza a conseguire il dominio sul nemico sono ciò che pone le basi scientifiche della certezza informativa civile nel mondo Mercantile della Blockchain. La richiesta di certezza della vittoria si traduce in questo campo civile in esigenza di certezza economica, giuridica, politica, sociologica, ecc. attraverso la crittografia informatica di bitcoin, NFT, contratti automatici e meta-verso. Proprio in campo economico, anzi, (i) l’asimmetria informativa, rispetto a tutti gli altri soggetti estranei e competitori, insieme (ii) alla segretezza crittografica, hanno la caratteristica essenziale di procurare anche nello stesso tempo il “bene esclusivo e privato” del token alle imprese e agli individui.[23]

Proprio nel confronto tra la funzione “certificatrice” dello Stato e quella “certificazione distribuita e parallela” della Sharing economy della rete di PC della blockchain, emerge che il problema fondamentale del diritto del meta-verso sarà 1) la “certezza giuridica” in rapporto dialettico con 2) quella “matematico-informatica” procurata dalla crittografia della blockchain.[24]

Basta analizzare il caso del Bitcoin per notare questa dialettica (tra certezza matematica e certezza giuridica). Il danaro della Zecca vede il Sovrano Statale certificare il danaro, il bitcoin vede invece tale ruolo certificatore del sovrano essere ceduto al processo democratico di calcolo parallelo dell’ultima unità di bitcoin della blockchain. Entrambi fabbricano certezza tecnico-matematica e la zecca ha trovato nella blockchain solo un suo “avatar” (duplicato), che porta con sé le stesse logiche militari dello Stato. Entrambi lottano contro l’“incertezza giuridica” procurata dai criminali/nemici. Entrambi oppongono la certezza tecnica e quella giuridica di avvocati a giudici al tentativo di negare o sfruttare quella crittografica della blockchain o quella istituzionale della zecca statale.[25]

Infatti, come i criminali falsificano i biglietti di banca statali oppure li usano, rubandoli o spendendoli per acquistare beni e servizi illeciti, così anche nel caso della blockchain e del suo bitcoin l’incertezza giuridica è procurata e alimentata dal fatto che alcuni soggetti criminali, esclusi dalla rete della blockchain, possano contrastare dall’esterno la validità dei token cercando (in modo criminoso) di decrittarli (hackerare le loro chiavi private);[26] oppure dall’interno del sistema, come nel caso del danaro statale, possano usare i token (specie i bitcoin e le altre crypto-valute) su internet e in particolare nel c.d. “dark web”, per comprare, con legittime crypto-currency, sia beni sia servizi criminali. Quest’ultima forma di incertezza giuridica non si distingue affatto da quella procurata dall’impiego del danaro statale.[27]

I mezzi di contrasto della legge e dei giudici a queste forme di incertezza e insicurezza della blockchain devono allora essere considerati un perfezionamento del vantaggio informativo della crittografia e del godimento di beni privati ed esclusivi come i token del meta-verso.[28]

In senso astratto, l’opera della legge e dei giudici comporterà che l’universalità del diritto perfezioni l’universalità dell’informatica (della matematica, della cooperazione nel calcolo, degli algoritmi segreti e condivisi, di dominio pubblico e privato). Il certificatore del diritto ovvierà ai deficit del certificatore non-umano dei computer. Ma soprattutto renderà certi i rapporti “tra esseri umani” operanti nel meta-verso, dove non bisogna mai dimenticare che per l’universalità del diritto solo gli esseri umani sono gli unici soggetti responsabili rispetto al contesto del tutto “morto” delle macchine e dei software del meta-verso.

Al riguardo, occorre ricordare che il rapporto tra diritto e meta-verso giuridico della blockchain è anche un rapporto tra logiche diverse. La logica della realtà umana del linguaggio, vaga, analogica, fuzzy, e quella del linguaggio macchina dell’informatica, booleana, dicotomica, binaria. Anzi la blockchain sembra il primo serio tentativo di tradurre la logica fuzzy del diritto in quella binaria dell’informatica con esiti, come vedremo, sempre esposti al paradosso e all’incertezza.

Per comprenderlo partiamo dal fatto che vi è una logica, quella fuzzy (logica della vaghezza) che è implicita nelle attività umanistiche del diritto.[29] Il lavoro degli operatori del diritto implica infatti una certa consuetudine pratica, per lo più inconscia, con la gestione retorico-oratoria della vaghezza linguistica, e tale prassi è in realtà  un calcolo logico-fuzzy su cui (spesso inconsapevolmente) i giuristi si basano nella propria disciplina quotidiana.

Già da tempo, esistono legami significativi tra la logica fuzzy ed il diritto, specialmente nel contesto della decisione giuridica, dell'interpretazione delle norme e dell'automazione dei processi legali. La logica fuzzy si relaziona con il diritto nei seguenti campi, dove vi sono situazioni che non possono essere risolte con decisioni binarie (sì/no, vero/falso):

  1. Le Norme giuridiche e i Fatti concreti possono infatti presentare ambiguità e incertezza, difficili da gestire con la logica tradizionale, ma approcciabili dalla logica fuzzy, che consente di lavorare con valori di verità graduali. P.e. la valutazione della "ragionevolezza" in un caso di negligenza può essere vista come un concetto fuzzy, poiché non esiste una soglia chiara e precisa che separa ciò che è ragionevole da ciò che non lo è.
  2. La Decisione Giudiziaria dipende da una varietà di fattori incerti e ambigui; la logica fuzzy può combinare i diversi elementi che influenzano il risultato finale in modo graduale e non assoluto.
  3. Il Legislatore spesso introduce termini vaghi o aperti all'interpretazione, come "uso equo", "danno significativo", o "comportamento appropriato", interpretabili mediante la logica fuzzy.
  4. Vi sono Sistemi Esperti e di automazione dei processi legali ad intelligenza artificiale fuzzy, nella valutazione di casi, nella previsione degli esiti legali e nella consulenza legale automatizzata.
  5. La pesatura bayesiana delle Prove può beneficiare della logica fuzzy, dato che la forza delle prove non è sempre binaria e può variare in base a molteplici fattori

Ebbene, la logica fuzzy fa a pugni con la logica binaria di derivazione booleana sui cui si basa, l’informatica, prima, e la blockchain, dopo. L’informatica della blockchain usa i ben noti BIT, binary information unit, mentre gli esseri umani adoperano calcoli fuzzy nei loro ragionamenti analogici.[30] E i primi si basano, principalmente non esclusivamente, sui FIT, Fuzzy Information Unit.

Il FIT è un'unità di misura utilizzata nella logica fuzzy per rappresentare il grado di appartenenza di un elemento a un insieme fuzzy. La logica fuzzy è un'estensione della logica classica che permette di gestire l'incertezza e l'ambiguità, rappresentando verità parziali piuttosto che valori binari assoluti (vero/falso). Si può anche inferire l’inverso, cioè che i BIT che la blockchain usa siano un derivato  (defuzzificazione) della logica fuzzy; un pò come dire che sarebbero gli esseri umani ed i loro FIT, ovviamente, ad aver creato i computer ed i loro BIT. Di qui il contrasto perenne tra umani, criminali, Stato, Mercato, da un lato, e logica glaciale dei BIT dell’informatica, dall’altro.

Un FIT è tipicamente rappresentabile da un numero reale “μ” nell'intervallo del continuo dei numeri reali compresi tra 0 ed 1 e si contrassegna con la simbologia seguente: e = μ(I)│μ→[0, 1]. Dove “e” ha una funzione di appartenenza μ (numero reale) all’insieme “I” compresa tra 0 e 1. 0 indica che l'elemento “e” non appartiene per nulla all'insieme fuzzy (equivalente a "falso" nella logica classica), ed 1 indica che l'elemento appartiene completamente all'insieme fuzzy (equivalente a "vero" nella logica classica). Valori intermedi tra 0 e 1 indicano il grado parziale di appartenenza, p.e. 0,4 indica un grado di appartenenza maggiore di 0,3 ed implica una maggiore "verità" o aderenza dell'elemento all'insieme fuzzy.
 

Due Paradossi della “democraticità” e della “certezza” e un “attrattore strano”

La lotta tra FIT e BIT appare in tutta la sua concretezza, appena ci si avveda che i FIT costituiscono e gestiscono l’incertezza umana, mentre i BIT tendono ad escludere ogni incertezza matematica dalla blockchain. Inoltre, gli uni rimandano agli altri e sarebbero, in qualche misura, anche reciprocamente traducibili.

Innanzitutto i BIT sono, a livello tecnologico, l’anima logica dei due principi guida cui si informa la certezza nella blockchain. Infatti, (i) il vantaggio informativo (asimmetria) assicurato dal calcolo univoco o  inequivocabile dei BIT e (ii) la segretezza della loro codifica informatico-crittografica spiegano come la blockchain sia in grado di produrre token “certificati” e costituenti per le imprese e gli individui autentici beni economici ed esclusivi.

Invece, i FIT del diritto spiegano, a livello giuridico, come escludere o attenuare l’incertezza “umana” (sociale) causata dai criminali. Il precedente paragrafo ha già implicitamente evidenziato, quale lotta intercorra tra i FIT degli esseri umani (Stato o criminali) ed i BIT dell’informatica, per “certificare”  entrambi i mondi della blockchain e della cryptoeconomics.

Ciò nonostante, la dialettica tra i due sistemi della certezza, suscita almeno due paradossi.

Il primo è definibile come il “paradosso della democraticità” della blockchain, e che si proverà a formulare come segue:

  1. La catena di produzione dei bitcoin e degli altri token è dovuta ad un processo di condivisione democratica di risorse di calcolo,
  2. Ma l’esito del calcolo è, in modo del tutto inatteso e meno rassicurante, la produzione e accumulazione capitalistica di un bene esclusivo, privato, competitivo e, in definitiva, anti-democratico.[31]

Il secondo è il “paradosso della certezza” della blockchain, che si espone in tal modo:

  1. La crittografia realizza attraverso un processo trasparente la “certezza tecnica” (informatico-matematica) dei token,[32]
  2. Ma l’asimmetria sociale tra i titolari dei token e gli esclusi dall’apparato tecnico della condivisione delle risorse di calcolo della blockchain, alimenta l’“incertezza giuridica” legata alle attività criminali per hackerare i token oppure servirsi della crittografia per acquistare o spendere il frutto di attività criminose.[33]

Questi due paradossi rimandano ad un doppio nodo gordiano, un conflitto tra certezza e incertezza, che si può meglio descrivere come una guerra perpetua, oscillante e semi-ciclica tra democrazia e capitalismo (nel caso del primo paradosso), oppure tra civiltà e crimine (nel caso del secondo).

Nel primo caso, la democrazia della sharing economy alimenta, in modo “incerto e paradossale”, l’esclusività della capitalizzazione dei token (del meta-verso, che potrebbe essere monopolizzato da big companies come Amazon o Meta), anche se quest’ultima fa da stimolo allo sviluppo tecnico della struttura democratica della blockchain, etc.[34]  Nel secondo caso, la crittografia porta ad un livello superiore l’ “incertezza” causata dal crimine come strenuo nemico della sicurezza, ma dall’altro il crimine stimola gli interventi legislativi per aumentare la sicurezza giuridica della blockchain, e quest’ultimo livello di certezza porta il crimine verso sempre più audaci frontiere, e cosi via…[35]

Si può postulare nella dialettica dei due nemici (democrazia e capitalismo, crittografia e crimine) una sorta di “attrattore strano” sociologico che impedisca, come nella guerra reale  ai contendenti di raggiungere una pace duratura.[36] L’analogia con un attrattore caotico-deterministico è di questo tipo: A differenza degli attrattori semplici di un sistema di forze in opposizione che convergano spiraleggiando verso un punto fisso di stasi, invece gli attrattori strani, non convergono.  Le loro traiettorie spiraleggiano interno ad un punto di stasi senza convergere, cioè sono del tutto asintotici. E le loro orbite intorno all’asintoto hanno una struttura frattale, caotica, perpetuamente incerta (forse l'attrattore strano del Birkhoff Bagel?).[37] Questa perpetuità dell’incertezza sembra quasi postulare un’ingovernabilità della blockchain, una sua a-legalità. Il che sembrerebbe dar ragione a chi ha sostenuto che gli ordinamenti giuridici non sarebbero in grado di prevedere, regolare e opporsi alle attività condotte attraverso reti di blockchain; è il caso di Gavin Wood (2014), che ha affermato che la blockchain sarebbero paragonabili alle forze della natura, in quanto tali né legali né illegali né extralegali.[38]


Tentativi di disciplina della Blockchain

Tuttavia, qualunque sia il valore di questa indomabilità della blockchain, la sua a-legalità sembrerebbe avvallare solo in forma illusoria il capitalismo e la criminosità più sfrenate. Non bisogna mai dimenticare che il diritto, come qualsiasi attività umanistica, cerca di alleviare la scarsità delle risorse dei soggetti più deboli o le durezze della loro stessa condizione umana (povertà e mortalità). Sembra del tutto impossibile trascurare quella tipica forma di solidarietà che la legge manifesta loro. Il limite universale della solidarietà sembra, dunque, capace già da solo di porre un limite “legale” di sfondo all’irrefrenabile vita economica del meta-verso e della sua blockchain. Un tale universo non potrà mai colmare con i suoi bitcoin i limiti legali inerenti alla solidarietà dovuta nei confronti della carestia, del disastro economico e la mortalità degli uomini.  

Possiamo intravedere nei recenti tentativi di disciplina, americani, europei ed internazionali un coraggioso tentativo di fornire certezza giuridica ad un sistema come la blockchain; in apparenza forte di una certezza tecnologica, in realtà esposto a rischi come qualsiasi sistema umano.

A livello europeo il principio guida di cui al par. 3 del (i) vantaggio informativo dei titolari di bitcoin (come di altri token) difende il valore di “moneta elettronica” dei bitcoin. Esso sembra riconosciuto dalla Direttiva sulla moneta elettronica del 2009. Tuttavia l’interpretazione applicativa di tale direttiva è nettamente negativa, i giuristi europei concludono che il bitcoin non soddisfa ai suoi criteri legali per essere considerato un mezzo di pagamento. E ciò anche ai sensi della Direttiva sui servizi del 2007, la quale cosa impedisce, attualmente, agli istituti di credito di fornire servizi elettronici di moneta virtuale.[39]

La tutela del (ii) segreto di cui al par. 3 assume, invece, l’aspetto delle privacy dei soggetti coinvolti come utenti. Possiamo citare a livello americano ed europeo lo U.S. Patriot Act, il Foreign Intelligence Surveillance Act Amendment, il Digital Millennium Copyright Act del 1998, la Direttiva europea sul commercio elettronico del 2000 e la Direttiva sulla Società dell’Informazione del 2001, che tendono a proteggere il diritto alla privacy dei titolari di token nella Blockchain. A livello internazionale, si può citare altresì l’Accordo commerciale anticontraffazione (ACTA), che è stato respinto dall’Unione Europea, ma non altrove, ed ha tentato di stabilire standard più elevati per l’applicazione delle leggi sulla proprietà intellettuale contro la pirateria e la contraffazione, con chiari riflessi sui c.d. NFT (token incorporanti opere dell’ingegno).[40]

Al di là dei due limiti formali, appena esaminati, del (i) vantaggio informativo (esclusività dei beni privati) e (ii) del segreto crittografico (privacy), tuttavia, si devono sempre postulare alcuni altri principi guida sostanziali della legislazione della Blockchain, intesi a tutelare alcune verità fondamentali:

(iii) Gli esseri umani sono gli unici esseri “vivi” e responsabili a confronto con il variopinto spettacolo dell’informatica, dell’intelligenza artificiale, della Blockchain e del Meta-verso che costituiscono, in realtà, un complesso universo del tutto inorganico, “morto” e ovviamente non-responsabile;

(iv) Le guerre, le carestie, le pandemie cercano di ricordarci l’insicurezza ed il destino di mortalità, invincibile anche da parte dei nuovi mezzi della tecnologia.

(v) Alcuni casi esemplari di truffe e hackeraggi, avvenuti nel corso degli anni, legati ai Bitcoin e ad altre criptovalute, ci ricordano come sia il diritto che la tecnologia possano essere impotenti verso il crimine organizzato (si possono citare perdite per miliardi di dollari negli episodi Mt. Gox del 2014, Bitfinex del 2016, PlusToken del 2019,  OneCoin del 2014-2017, QuadrigaCX del 2019, BitConnect del 2016-2018, Thodex del 2021 e Coincheck del 2018), ma, ciò nonostante, resterà sempre legittimo il ragionevole tentativo del diritto e della tecnica di arginare, non eliminare, il c.d. “male”.

Il profilo dell’ultimo principio (v) (solidarietà per arginare le condotte criminose) ha già visto alcuni interventi del governo inglese, per far rientrare la blockchain in preesistenti discipline giuridiche, introducendo fictio juris intese a produrre un’equivalenza funzionale tra i file elettronici della blockchain ed i documenti cartacei.

Nella stessa linea si situa la giurisprudenza americana sul Securities Act del 1933 che tratta le criptovalute come equivalenti ad una valuta avente corso legale.[41]Ciò al fine di fornire tipi equivalenti di tutele/garanzie (equivalenza normativa).

Ad essi si sono aggiunti negli ultimi anni nel Regno Unito anche alcuni c.d. “regulatory sandbox” (sabbiere normative, cioè luoghi di svago per bambini), specifici per la blockchain. Si tratta di meccanismi ad imitazione di quelli già utilizzati nel settore finanziario a più alto tasso di evoluzione tecnologica (Financial Conduct Authority of UK, 2015). Con essi si crea un ambiente controllato in cui le aziende possano sperimentare nuove tecnologie o modelli di business beneficiando al tempo stesso di esenzioni temporanee da stringenti controlli regolamentari.[42]

 

 

 

[1] De Filippi, P. & Wray, C. & Sileno, G. (2021). Smart contracts, “Internet Policy Review”, 10(2), p.3.

[2] Hassan, S., & De Filippi, P. (2017). The expansion of algorithmic governance: from code is law to law is code, “Field Actions Science Reports. The journal of field actions”, Special Issue 17, 88-90, pp. 2-7.

[3] Faremo peraltro riferimento anche a: (i) Mark Beer, un autore e esperto legale che ha scritto su blockchain e legaltech con il  suo libro "The Fundamentals of Legal AI"; (ii) Antony Lewis, autore di "The Basics of Bitcoins and blockchains", un libro che fornisce una panoramica generale di blockchain e bitcoin, con implicazioni legali; (iii) Imogen Garner, una consulente legale e co-autrice del libro "blockchain and Cryptocurrency: International Legal and Regulatory Challenges", un libro che esplora le sfide legali e regolamentari associate a blockchain e criptovalute; (iv) H.L. Goodall Jr., "A Need for Speed: A New Framework for blockchain-Based Settlement" che esamina l'uso di blockchain nei settori legali e finanziari.

[4] Davidson, S., De Filippi, P., & Potts, J. (2018). Blockchains and the economic institutions of capitalism, “Journal of Institutional Economics”, 14 (4), pp.639 – 658, p. 1.

[5] Davidson, S., De Filippi, P., & Potts, J. (2018), cit., p. 2, 6. V. inoltre Davidson, S., De Filippi, P., & Potts, J. (2016). Economics of blockchain, “SSRN 2744751”, p.14

[6] Davidson, S., De Filippi, P., & Potts, J. (2016). Economics of blockchain, cit., p.6.

[7] Davidson, S., De Filippi, P., & Potts, J. (2018), cit., p. 3. V. inoltre Pazaitis, A., De Filippi, P., & Kostakis, V. (2017). Blockchain and value systems in the sharing economy: The illustrative case of Backfeed, “Technological Forecasting and Social Change”, 125, 105-115, p.13.

[8] Xu, H., Li, Z., Li, Z., Zhang, X., Sun, Y., & Zhang, L. (2022, May). Metaverse native communication: A blockchain and spectrum prospective, “In 2022 IEEE International Conference on Communications Workshops (ICC Workshops)”, pp. 7-12, p. 7.

[9] Pazaitis, A., De Filippi, P., & Kostakis, V. (2017). Blockchain and value systems in the sharing economy: The illustrative case of Backfeed, cit., pp.16-21.

[10] Gadekallu, T. R., Huynh-The, T., Wang, W., Yenduri, G., Ranaweera, P., Pham, Q. V., ... & Liyanage, M. (2022). Blockchain for the metaverse: A review, “arXiv preprint arXiv:2203.09738”, p.402.

[11] De Filippi, P. (2017). What blockchain means for the sharing economy, “Harvard Business Review”, 15(03), p.4

[12] De Filippi, P. (2017). What blockchain means for the sharing economy, cit., p.3.

[13] Davidson, S., De Filippi, P., & Potts, J. (2018), cit., pp. 5, 8, 9.

[14] Hayek, F.A. (1976), Law, Legislation and Liberty. Vol. 2, The Mirage of Social Justice, London, Routledge & Kegan Paul, passim. Davidson, S., De Filippi, P., & Potts, J. (2016), cit., p.5. De Filippi, P., & Loveluck, B. (2016). The invisible politics of bitcoin: governance crisis of a decentralized infrastructure, “Internet policy review”, 5(4), pp. 3,6.

[15] Davidson, S., De Filippi, P., & Potts, J. (2018), cit., pp. 6-7.

[16] Davidson, S., De Filippi, P., & Potts, J. (2016). Economics of blockchain, cit., p.4.

[17] Davidson, S., De Filippi, P., & Potts, J. (2018), cit., pp.13-14.

[18] Ma, W. (2020). The Digital War: How China's Tech Power Shapes the Future of AI, Blockchain and Cyberspace, John Haboken, New Jersey, USA, Wiley & Sons, passim.

[19] De Filippi, P., & McCarthy, S. (2012). Cloud computing: Centralization and data sovereignty, “European Journal of Law and Technology”, 3(2), p.11.

[20] De Filippi, P. (2017). What blockchain means for the sharing economy, cit., p.4.

[21] Davidson, S., De Filippi, P., & Potts, J. (2018), cit., p. 2.

[22] Alcazar, V. (2017). Data You Can Trust: Blockchain Technology, “Air & Space Power Journal”, 31(2), passim.

[23] Wright, A. (2020). The rise of decentralized autonomous organizations: Opportunities and challenges, “Stan. J. Blockchain L. & Pol'y”, 4, 1, pp.162-176.

[24] Wright, A., & De Filippi, P. (2015). Decentralized blockchain technology and the rise of lex cryptographia, “SSRN 2580664”, pp.3, 7, 28, 45, 50, 52, 54, 55.

[25] Wright, A., & De Filippi, P. (2015). Decentralized blockchain technology and the rise of lex cryptographia, cit., pp.9, 18.

[26] Wang, F., & De Filippi, P. (2020). Self-sovereign identity in a globalized world: Credentials-based identity systems as a driver for economic inclusion, “Frontiers in Blockchain”, 2, 28, pp.7-9. V. inoltre De Filippi, P., & McCarthy, S. (2012). Cloud computing: Centralization and data sovereignty, cit., p.11.

[27] Wright, A., & De Filippi, P. (2015). Decentralized blockchain technology and the rise of lex cryptographia, cit., pp.9, 21.

[28] Wright, A., & De Filippi, P. (2015). Decentralized blockchain technology and the rise of lex cryptographia, cit., pp.26, 50, 51.

[29] Cook, B. B. (2001). Fuzzy logic and judicial decision making, “Judicature”, 85, 70, passim. González Santoyo, F., Flores Romero, B., Gil Lafuente, A. M., & Flores Romero, J. J. (2017). Fuzzy logic in the design of public policies: application of law, “Economic Computation and Economic Cybernetics Studies and Research”, 2017, vol. 51, num. 2, pp. 281-290.

[30] Hollatz, J. (1999). Analogy making in legal reasoning with neural networks and fuzzy logic, “Artificial Intelligence and Law”, 7(2), 289-301. Daniel M. Katz, (2013). Quantitative Legal Prediction--or--How I Learned to Stop Worrying and Start Preparing for the Data-Driven Future of the Legal Services Industry, “Emory L. J.” 62, 823, pp.954-955.

[31] La crescita del Bitcoin dal suo valore di $1 nel 2009 a oltre $1,000 nel 2014 sta a testimoniare questa accumulazione capitalistica.

[32] De Filippi, P., & McCarthy, S. (2012). Cloud computing: Centralization and data sovereignty, cit., p.12.

[33] Wright, A., & De Filippi, P. (2015). Decentralized blockchain technology and the rise of lex cryptographia, cit., pp.22,23.

[34] De Filippi, P. (2017). What blockchain means for the sharing economy, cit., p.5.

[35] Wright, A., & De Filippi, P. (2015). Decentralized blockchain technology and the rise of lex cryptographia, cit., p.56.

[36] Misuraca, F. (2023). Civilizzazione, forza e caos, “Studi sulla questione criminale”, 21(1), 41-62, passim.

[37] Misuraca, F. (2022). Civilizzazione e funzione ancillare della forza, “Sociologia del diritto”, 2, 2022, 42-70, passim.

[38] De Filippi, P., Mannan, M., & Reijers, W. (2022). The alegality of blockchain technology, “Policy and Society”, 41(3), 358-372, pp.359-367.

[39] De Filippi, P. (2014). Bitcoin: a regulatory nightmare to a libertarian dream, “Internet Policy Review”, 3(2), p.8.

[40] De Filippi, P., & Hassan, S. (2018). Blockchain technology as a regulatory technology: From code is law to law is code, “arXiv preprint arXiv”:1801.02507, p.9.

[41] Rohr, J., & Wright, A. (2018). Blockchain-based token sales, initial coin offerings, and the democratization of public capital markets, “Hastings LJ”, 70, 463, pp. 488-489. La decisione fondamentale della corte americana è la seguente: SEC v. Shavers, No. 4:13–CV–416, 2013 WL 4028182, at *2 (E.D. Tex. Aug. 6, 2013).

[42] De Filippi, P., Mannan, M., & Reijers, W. (2022), cit., p.368.