La Cina arriverà alle isole Svalbard?
La Cina arriverà alle isole Svalbard?
1. Lo status giuridico delle isole Svalbard è disciplinato da un trattato internazionale, sottoscritto a Parigi nel 1920[i]. Tra i quattordici Paesi che firmarono originariamente il trattato de quo vi è anche l’Italia[ii]; ad essi si sono aggiunti successivamente altri Stati, fino al numero attuale di quarantasei. Il trattato prevede che la sovranità sulle Svalbard appartenga alla Norvegia, ma nel contempo consente ai cittadini degli Stati che hanno aderito al trattato medesimo di svolgere attività economiche sulle isole in questione, a condizione che si tratti di attività consentite dall’ordinamento norvegese, in particolare dalla «Legge sulle Svalbard» (norv. Lov om Svalbard (Svalbardloven))[iii] approvata dal Parlamento della Norvegia (legge n. 11 del 17 giugno 1925). In base al comma 1 dell’art. 1 della legge da ultimo menzionata, le Svalbard fanno parte del Regno di Norvegia. Prosegue quindi il comma 1 dell’art. 2 della legge citata, stabilendo che il diritto privato, il diritto penale, nonché la legislazione norvegese sulla procedura civile e penale si applicano nell’arcipelago delle Svalbard, in assenza di disposizioni contrarie[iv].
Bisogna aggiungere che ben il 99,5 per cento[v] del territorio delle isole Svalbard è di proprietà dello Stato norvegese. Residuano dunque, attualmente, soltanto sessanta chilometri quadrati, che costituiscono un’area denominata Søre Fagerfjord, la quale si trova nella parte sudoccidentale dell’isola di Spitsbergen, che è sia l’isola maggiore dell’arcipelago delle Svalbard che la sola a essere abitata stabilmente.
Orbene, una interessante questione legale si è posta recentemente all’attenzione. Una società commerciale con sede a Oslo, vale a dire la Aktieselskabet (AS) Kulspids[vi], ha avviato trattative con (non bene precisate) autorità cinesi[vii], al fine di perfezionare una transazione commerciale avente per oggetto l’area chiamata Søre Fagerfjord[viii]. La società AS Kulspids – come si legge nel relativo sito Internet[ix] – intende alienare la suddetta proprietà immobiliare a Paesi firmatari del trattato delle Svalbard, ovvero a loro cittadini o imprese che hanno la sede legale nei Paesi medesimi. L’annuncio, con la precisazione «All bidders welcome», è stato pubblicizzato nel maggio 2024[x]. L’area suddetta costituisce, in effetti, una (per certi versi eccezionale) rarità. Oltre a essere, infatti, la proprietà privata situata più a nord del mondo, è formata in via esclusiva da montagne e ghiacciai, senza la presenza di alcun essere umano[xi], sviluppando dunque una notevole attrazione (almeno finora) unicamente per alcuni artisti appassionati all’estetica dei paesaggi artici. Come è stato osservato, Søre Fagerfjord è «loin de tout, dépouillés d’infrastructures, mais agrémentés d’un glacier et de 5 km de rivage»[xii]. Secondo Will Matthews, che guida la divisione Farms & Estates della società di consulenza Knight Frank[xiii], incaricata da AS Kulspids di effettuare le operazioni di marketing finalizzate alla vendita di Søre Fagerfjord, l’acquisto di quest’ultima area rappresenta una «unique environmental, philanthropic and conservation opportunity»[xiv].
Il prezzo di Søre Fagerfjord? È stato convenuto in trecento milioni di euro[xv], richiesta già accettata dall’acquirente cinese. Senonché, nel luglio 2024 il Governo norvegese ha deciso di intervenire direttamente nelle fasi di svolgimento di quella che fino ad allora non era stata altro che una trattativa privata finalizzata al perfezionamento di una compravendita.
Ciò è avvenuto non tanto in relazione al prezzo che era stato convenuto dalle parti, eventualmente ritenuto sproporzionato, ma bensì per un insieme di considerazioni che hanno a che vedere con la geopolitica[xvi] e, soprattutto, con le esigenze di sicurezza nazionale fatte valere del Governo del Regno di Norvegia. Secondo la ministra del Commercio e dell’Industria Cecilie Myrseth, politica del Partito laburista norvegese, infatti, la compravendita tra la società di Oslo e la Repubblica Popolare Cinese mette a repentaglio la stabilità non soltanto delle isole Svalbard ma dell’intera regione polare artica, aprendo le porte a un possibile insediamento permanente cinese in un’area finora disabitata, con potenziale rischio per gli interessi politici ed economici della Norvegia nell’Artico[xvii]. L’arcipelago delle Svalbard svolge, infatti, un ruolo chiave nella politica artica della Norvegia, come risulta da ultimo nel programma degli interventi di politici, ricercatori e accademici al Nansens Nordområdeseminar 2024: Svalbard i en ny tid (it. «Seminario nordico di Nansen 2024: le Svalbard in una nuova era»), ospitato il 5 dicembre 2024 dall’Istituto «Fridtjof Nansen» di Lysaker (Oslo, Norvegia). A ciò si aggiunga una certa ambivalenza della politica artica cinese, tanto che si è recentemente parlato di un «paesaggio polifonico» della RPC, che, da un lato, vuole (apparentemente?) preservare lo status quo, e dall’altro lato, preme invece per una riforma complessiva della governance artica, e inoltre afferma di proteggere l’ambiente e, nello stesso tempo, chiede di potere sfruttare le risorse naturali del Polo Nord[xviii].
2. Con riguardo alla questione fatta oggetto del presente scritto, va rilevato che esiste, in primo luogo, un precedente storico specifico[xix]. Nel 2017, infatti, il Governo del Regno di Norvegia ha acquistato, dal proprietario privato (la famiglia norvegese Horn, originaria in parte di Bergen e per altra parte della contea di Trøndelag)[xx] e pagando la cifra (non certamente trascurabile) di 300 milioni di corone norvegesi (pari a circa 25 milioni di euro), quello che costituiva la penultima proprietà privata delle isole Svalbard, posta nei pressi di Longyearbyen[xxi], la cittadina più popolosa delle isole Svalbard (essa prende il nome da John Munro Longyear, imprenditore statunitense che, alla guida della Arctic Coal Company-AAC[xxii], la fondò nel 1906 con il nome di Longyear City, avendo l’intenzione di avviare in loco attività minerarie[xxiii]). Premesso che, ai sensi del comma 2 dell’art. 7 del trattato sulle Svalbard, è previsto che «L'espropriazione può essere disposta solo per motivi di pubblica utilità e dietro pagamento di un adeguato indennizzo», anche in quell’occasione, vi era stata una concorrente manifestazione di interesse all’acquisto da parte della Cina popolare; in particolare, si era fatto avanti un controverso[xxiv] miliardario cinese, di nome Huang Nubo, uomo d’affari fondatore del Pékin/Beijing Zhongkun Investment Group e attivo nel mercato immobiliare della Repubblica Popolare Cinese, considerato “vicino” al PCC[xxv], nonché alpinista[xxvi]. L’acquisto[xxvii] è stato effettuato dal Governo norvegese nel 2017, a conclusione di una trattativa avviata nel 2014 a seguito della comunicazione effettuata dalla famiglia venditrice al ministero del Commercio e della Pesca della Norvegia, al fine di chiedere se lo Stato norvegese fosse interessato all’acquisto. Del resto, la famiglia Horn aveva respinto, nel corso della trattativa, la proposta di acquisto presentata dall’uomo d’affari cinese[xxviii]. La transazione commerciale del 2017, peraltro, riguardava un’area artica (denominata Adventfjorden, id est Advent Bay, abbreviazione di Adventure Bay, dal nome della baleniera Adventure che operava in quella zona a metà del XVII secolo) quasi quattro volte più grande di quella oggetto della vicenda transattiva del 2024[xxix], e inoltre nel primo caso (a differenza che nel successivo) vi erano giacimenti di carbone e l’area era più facilmente accessibile. Anche nel caso dell’Adventfjorden sono però sorti successivamente alcuni problemi, poiché lo Stato norvegese ha si acquistato il terreno, ma non i diritti di sfruttamento minerario ad esso correlati; orbene, nel 2019 la società titolare di tali diritti, ossia la Austre Adventfjorden AS, ha comunicato al Governo della Norvegia la sua intenzione di cedere i diritti in questione, eventualmente a favore di soggetti stranieri[xxx] (se lo Stato norvegese non dovesse esercitare la prelazione[xxxi]).
In secondo luogo, sempre la Norvegia si era proposta, nel corso della trattativa tra la società di Oslo e la Cina, per acquistare l’area denominata Søre Fagerfjord, al prezzo offerto di trecento milioni di corone norvegesi, che equivalgono a circa un milione e seicentomila euro[xxxii]. La società commerciale norvegese, potenziale venditrice di Søre Fagerfjord, si trovava in definitiva di fronte a due offerte di acquisto, la prima – quella cinese – pari a trecento milioni di euro, mentre la seconda – quella della Norvegia – di ammontare decisamente inferiore, circa un milione e mezzo di euro. Possiamo facilmente immaginare verso quale dei due potenziali acquirenti si indirizzassero i dirigenti della società promissaria venditrice[xxxiii]. Non a caso, l’avv. Per Kyllingstad, legale[xxxiv] della società AS Kulspids, ha chiarito che la questione potrebbe facilmente (!) essere risolta qualora la Norvegia offrisse un prezzo d’acquisto pari a 350 milioni di euro (in maniera tale da superare, così, l’ammontare della proposta cinese). Secondo l’advokat Kyllingstad, «This is the only possibility for a buyer to get a position in the High Arctic and establish a strategic foothold»[xxxv]. Vi è, però, chi ritiene che non sarebbe una buona scelta quella del Governo norvegese di spendere una simile notevole somma di denaro allo scopo di acquisire un’area assolutamente inospitale, per il solo timore della Cina popolare[xxxvi]. Da qui, dunque, l’intervento risolutivo diretto del Governo norvegese, che ha imposto la sospensione della trattativa commerciale[xxxvii].
3. Tutto risolto, quindi? Non proprio, in quanto sia la società commerciale di Oslo che la Repubblica Popolare Cinese hanno avviato consultazioni legali al fine di accertare la correttezza del comportamento tenuto dal Governo del Regno di Norvegia. Emerge, così, che un importante giurista norvegese, il prof. Geir Ulfstein, docente emerito dell’Università di Oslo dove è stato anche co-direttore di PluriCourts, ossia il Centre for the Study of the Legitimate Roles of the Judiciary in the Global Order dell’Ateneo medesimo[xxxviii], nonché soprattutto una vera autorità in materia di interpretazione del trattato delle Svalbard[xxxix], contattato dalle autorità cinesi, ha affermato che – a suo giudizio – la presa di posizione del Governo norvegese è in contrasto con le previsioni dell’art. 7 del trattato delle Svalbard, che attribuisce eguali diritti ai cittadini degli Stati firmatari del trattato a concludere transazioni, anche di carattere immobiliare, nel territorio dell’arcipelago. Semmai – ad avviso del prof. Ulfstein – dovrebbe il Governo norvegese essere il garante della possibilità per l’acquirente cinese di concludere il contratto di compravendita con la società commerciale di Oslo, proprietaria di Søre Fagerfjord. Il prof. Ulfstein sostiene, in particolare, che l’art. 23 della legge norvegese n. 11 del 1925 sulle Svalbad, è inequivoca laddove stabilisce, al comma 1, che i cittadini degli Stati firmatari del trattato sulle Svalbard, come anche le imprese legalmente create negli Stati stessi, possono acquistare un diritto di proprietà oppure un diritto d’uso senza autorizzazione preventiva[xl] su un terreno appartenente a un proprietario privato. Non basta; un altro celebre giurista norvegese, il prof. Mads Andenæs dell’Università di Oslo, che ha in passato ricoperto rilevanti incarichi internazionali essendo stato, tra l’altro, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla detenzione arbitraria, nonché presidente del gruppo di lavoro dell’ONU sulla detenzione arbitraria[xli], ha sostenuto[xlii] – pur aggiungendo di non potere entrare nel merito della trattativa commerciale – che la decisione assunta dal Governo norvegese contraddice i limiti all’intervento pubblico nella sfera dei privati, che è garantita dal trattato delle Svalbard[xliii]. Sulla scia di queste considerazioni legali, viene altresì prospettata la possibilità di ricorrere alla Corte internazionale di giustizia[xliv]. Una eventuale decisione della Corte internazionale di giustizia sfavorevole alla Norvegia è suscettibile poi di essere strumentalizzata da altri Stati, eventualmente desiderosi di mettere in dubbio la capacità norvegese di esercitare la governance sull’arcipelago delle Svalbard, e quindi di contestarne la stessa sovranità.
D’altro canto, per Andreas Østhagen, ricercatore esperto di geopolitica e sicurezza presso il Fridtjof Nansen Institute (FNI) di Lysarek (sobborgo di Oslo)[xlv], il terreno del Søre Fagerjord ha un valore economico «minimo» e la sua eventuale vendita non rappresenta «una grande minaccia» per la Norvegia[xlvi]. Per lo stesso Østhagen, l’importanza delle isole Svalbard dal punto di vista della geopolitica è in un certo senso sovrastimata[xlvii]. Inutile, poi, aggiungere che, per l’avv. Per Kyllingstad, difensore della società commerciale venditrice, la posizione del Governo della Norvegia è «non corretta al 100 per cento», e che la società medesima è pronta a vendere l’area artica a chiunque offra il prezzo maggiore[xlviii]. Queste ultime conclusioni, peraltro, non sembrano in linea con il contenuto del White Paper sulle isole Svalbard (norv. Svalbardmelding) pubblicato nel maggio 2024[xlix] per iniziativa della ministra della Giustizia e della Pubblica Sicurezza del Regno di Norvegia, Emilie Enger Mehl, che fa seguito all’omologo White Paper del 2006 ed è stato elaborato, in anticipo rispetto alla originaria scadenza del 2026, proprio in considerazione delle preoccupazioni sia geopolitiche che ambientali relative all’arcipelago artico soggetto alla sovranità norvegese (che viene ripetutamente ribadita nel White Paper del 2024)[l].
4. Il Governo norvegese ha dovuto naturalmente puntualizzare la sua impostazione sulla spinosa questione. È intervenuto, dunque, il Procuratore generale del Regno di Norvegia, Fredrik Sejersted, ex professore di diritto all’Università di Oslo. Secondo Sejersted, il Governo norvegese non ha affatto violato l’art. 7 del trattato delle Svalbard, ma ha semplicemente esercitato la facoltà, non prevista ma neppure preclusa dal trattato stesso, di richiedere al venditore le generalità del potenziale acquirente, al fine di ottenere preventivamente l’autorizzazione alla compravendita. Si tratterebbe perciò – ha concluso Sejersted – soltanto di una misura precauzionale, dovuta a esigenze di sicurezza nazionale[li]. Per il Procuratore generale del Regno di Norvegia, infatti, le disposizioni del trattato sulle Svalbard sono da coordinare con la legislazione successiva, in particolare con la legge n. 24 del 1° giugno 2018 sulla sicurezza (norv. Lov om nasjonal sikkerhet (sikkerhetsloven))[lii], entrata in vigore il 1° gennaio 2019 ed emendata dalla legge n. 77 del 20 giugno 2023, le cui previsioni sono entrate in vigore in parte il 1° luglio 2023, in altra parte il 14 giugno 2024 e in altra parte ancora non sono attualmente vigenti. La legge de qua, infatti, prevede possibili restrizioni all’acquisto di proprietà qualora tali operazioni di compravendita abbiano un «rischio non insignificante» per la sicurezza nazionale; in tal caso, l’operazione in questione può essere vietata dal Governo norvegese, oppure essere sottoposta a speciali condizioni. La risoluzione del Governo norvegese del 1° luglio 2024, che pone restrizioni alla vendita dell’area in questione, si fonda infatti sulla section 2-5 della legge menzionata. Per altro verso, il Procuratore generale fa riferimento a una clausola contenuta in un contratto del 1919, in base al quale veniva concesso un prestito statale alla società commerciale AS Kulspids, subordinato tra l’altro alla rinuncia da parte del mutuatario a vendere la proprietà immobiliare artica. Tuttavia, l’avv. Per Kyllingstad sostiene che, al riguardo, è da tempo intervenuta la prescrizione.
La questione legale è piuttosto intricata. Se, infatti, il futuro acquirente (in ipotesi: la Repubblica Popolare Cinese) dovesse entrare in possesso non tanto direttamente dell’area artica, quanto piuttosto – come sembrerebbe dal contenuto dell’offerta – direttamente delle quote azionarie della società venditrice e soltanto indirettamente del territorio de quo, allora sarebbe (probabilmente) applicabile – come, appunto, sostiene il Procuratore generale Sejersted – la legge sulla sicurezza nazionale, che contempla limitazioni e/o divieti rispetto alle acquisizioni del capitale sociale di imprese che comportino trasferimenti proprietari (in questo caso, azionari) classificati come «di importanza vitale per le funzioni nazionali fondamentali»[liii]. Si tenga conto, inoltre, che la società commerciale è una c.d. single purpose company (SPC), poiché non dispone che della proprietà dell’area artica in vendita, e quindi una volta conclusa la transazione la società avrebbe esaurito lo scopo sociale (essendo – come detto – una società “monoscopo”). Ma, a questo punto, chi può escludere un eventuale mutamento della forma societaria, in caso di acquisizione diretta del territorio artico, dopo la compravendita?
5. Al di là di quale potrà essere la conclusione della vertenza, in cui è implicato l’esame di diversi aspetti che vanno dal diritto internazionale al diritto “domestico” norvegese, nei settori del diritto commerciale e societario, del diritto pubblico-costituzionale e del diritto processuale civile, annunciandosi comunque la presentazione di ricorsi giudiziari da parte dei vari soggetti interessati, resta il fatto che per ora la transazione è “congelata” e, dunque, non è suscettibile di perfezionamento.
La vicenda, soprattutto, evidenzia profili che attengono ai modelli di governance globale, che riguardano, da un lato, i diritti economici dei cittadini e delle imprese, in questo caso nelle isole Svalbard, e, dall’altro lato, i concetti in trasformazione della sovranità statale, della sicurezza nazionale e della cooperazione internazionale[liv].
[i] Il trattato sulle Svalbard nacque dalla prima controversia territoriale artica risolta da un trattato internazionale, che delegava la sovranità ad uno Stato da parte dei Paesi firmatari; v. F. Carlet, Bien commun et souveraineté étatique: la dispute autour du Spitzberg, in Bulletin de l'Institut Pierre Renouvin, n. 44, 2016/2, 31 ss. Sulla politica di espansione della Norvegia, sottostante la conclusione del trattato, cfr. R. Berg, From “Spitsbergen” to “Svalbard”. Norwegianization in Norway and in the “Norwegian Sea”, 1820–1925, in 30(2) Acta Borealia - A Nordic Journal of Circumpolar Societies 154 (2013), il quale ricorda che gli studiosi norvegesi di oceanografia degli anni settanta dell’ottocento denominarono il Mare del Nord «Mare norvegese». Per ulteriori indicazioni bibliografiche relative al trattato sulle Svalbard, v. infra nella nt. xxxix.
[ii] Che dispone, a Ny-Ålesund, nelle isole Svalbard, di una base artica gestita dal Consiglio nazionale delle ricerche - Istituto di scienze polari (CNR-ISP); sull’esperienza italiana, v. anche P.P. Alfei, Il contributo della Marina Militare italiana all’esplorazione e allo studio dell’arcipelago delle Svalbard (1872-2024), relazione al Workshop «Perspectivas polares. O Ártico nas Ciências humanas e sociais no Brasil, Itália e Portugal / Prospettive polari. L’Artico nelle Scienze umanistiche e sociali in Brasile, Italia e Portogallo», organizzato (online) da Escola Superior de Defesa (ESD) brasiliana (Brasilia) e Grupo Latino de Ciências Polares - Gruppo Latino di Scienze Polari, svoltosi dal 24 al 25 ottobre 2024. Nella ex città mineraria di Ny-Ålesund operano attualmente oltre venti istituzioni/centri di ricerca, appartenenti a più di dieci Paesi; v. T.V. Hansen, Geopolitics, diplomacy, or idealistic research? Framing the research community in Ny-Ålesund, in 14(1) The Polar Journal 212 (2024). L’autrice ivi distingue (almeno) tre modi in cui gli Stati prevedono e considerano la ricerca alle isole Svalbard. La ricerca stessa, infatti, può essere effettuata per ragioni geopolitiche, scientifiche (id est, idealistiche), ovvero diplomatiche. Hansen osserva, dunque, che il lavoro scientifico a Ny-Ålesund viene svolto: a) nel tentativo di rispondere alle domande/questioni globali come il cambiamento climatico (quadro di ricerca idealistico); b) per servire le ambizioni della c.d. diplomazia scientifica (per il caso cinese, v. M. Volpe, Diplomazia scientifica cinese nelle aree polari, relazione al Workshop citato supra, in questa nota), stabilendo agende scientifiche internazionali (quadro diplomatico); c) allo scopo di garantire la presenza degli Stati partecipanti nell’Artico (quadro geopolitico). Singolare, alle isole Svalbard, è altresì la presenza dello Spitsbergen Artists Center, che ospita artisti interessati al valore estetico dell’Artide (a commento dell’esposizione di un artista italiano, v. S. Belmonte, Arte alle Isole Svalbard con Roberto Ghezzi, in Il Giornale dell’Ambiente, 28 luglio 2023; L. Parigi, White Fades, arte e scienza tra Italia e Norvegia, in www.osservatorioartico.it, 1° ottobre 2024; le opere, realizzate da Ghezzi alle isole Svalbard, sono poi state esposte presso l’Istituto Italiano di Cultura-IIC a Oslo, in una mostra curata dalla prof.ssa Mara Predicatori, docente di Didattica dei linguaggi artistici presso l’Accademia di Belle Arti di Perugia). L’artista in questione propone c.d. naturografie artiche, ossia scritture della natura su tela.
[iii] Il testo della legge de qua è disponibile, in traduzione francese, nel sito Web dell’Università di Oslo (www.uio.no). A (relativo) commento, v. B. Kempen, Der völkerrechtliche Status der Inselgruppe Spitzbergen, Berlin, Duncker & Humblot, 1995, sub Parte I, IV, Die Inkorporierung Spitzhergens in die norwegische Rechtsordnung, 23 ss.
[iv] Lo statuto giuridico sui generis delle isole Svalbard è analizzato da ultimo nel documentato saggio di H. Hobbs, D. Rothwell, Towards a Legal Era of Islands: The International and Constitutional legal Status of Island Territories, in International and Comparative Law Quarterly, 2024, 1-32, doi: 10.1017/S0020589324000265, e ivi cfr. spec. 27.
[v] Per l’esattezza, lo Stato norvegese possiede il 98,75 per cento delle Svalbard. Attraverso, poi, la proprietà di Kings Bay AS e Bjørnøen AS (aziende governative norvegesi di proprietà del Ministero del Commercio e dell'Industria, fondate rispettivamente nel 1916 e nel 1918), lo Stato possiede indirettamente un ulteriore 0,75 per cento del territorio dell’arcipelago. Così si legge nel website del Governo del Regno di Norvegia (www.regjeringen.no).
[vi] Indirizzo: Dronningens Gate 22, 0154 Oslo.
[vii] Le quali mostrano sempre maggiore attenzione per le isole Svalbard; v. T. Jonassen, Increased Chinese Interest in Svalbard, in High North News, 30 agosto 2024. La Cina ha aderito al trattato delle Svalbard nel 1925. Ciò ha determinato una lunga controversia, in quanto sia la Repubblica di Cina (Taiwan) che la Repubblica popolare cinese rivendicano lo status di Stato successore; senonché, dal 2024, gli altri Paesi membri del trattato riconoscono come Stato “continuatore” soltanto la RPC. Sul tema, v. L. Liu, China and one hundred years of the svalbard treaty: Past, present and future, in Marine Policy, v. 124, febbraio 2021, 104354; F. Wu, Shaping China’s Engagement with the Arctic: Nationalist Narratives and Geopolitical Reality, in 32(143) Journal of Contemporary China 828 (2022). La (ri-)nascita dell’interesse per le Svalbard da parte della Cina popolare risale al 1991, quando si ebbe la visita del prof. Dengyi Gao, docente all’Istituto di fisica atmosferica dell’Accademia cinese delle scienze, effettuata su invito di un gruppo di ricerca dell’Università (norvegese) di Bergen. Il menzionato prof. Gao è autore, inter alia, di un interessante volume dedicato alle esplorazioni di Artico, Antartide e Himalaya, dal titolo Exploration Adventures at the Earth Three Poles, Beijing, Publishing House of Electronics Industry (PHEI), 2013 (testo in cinese). La prima, in ordine storico, partecipazione di scienziati cinesi-popolari alla ricerca artica avvenne nel 1951, nel quadro di una spedizione sovietica.
[viii] L’interesse cinese per i Poli (Nord e Sud) è crescente: v. se vuoi, in aggiunta a quanto detto nella nota che precede, M. Mazza, La Repubblica popolare cinese e le regioni polari: il caso dell’Artico, in Filodiritto, aprile 2024; Id., Sguardi cinesi all’Antartide, in Filodiritto, maggio 2024. Søre Fagerfjord si trova a metà strada tra la Norvegia (continentale) e il Polo Nord.
[ix] Cfr. all’indirizzo https://kulspids.com.
[x] V., per i ragguagli tecnici dell’offerta immobiliare, S. Rappaport, For $323 Million, Last Private Land in Arctic Archipelago Can Be Yours, nel sito Web www.bloomberg.com, 10 maggio 2024; J. Hager, Mountains, glaciers and an island – 6,000 hectares of land on Svalbard seek new owner, in Polar Journal, 15 maggio 2024; Un morceau de terre sur un archipel stratégique de l'Arctique est à vendre, suscitant l’intérêt de la Chine, in Le Figaro, 19 maggio 2024.
[xi] Gli unici “abitanti”, infatti, sono orsi polari e volpi artiche.
[xii] Domaine de Søre Fagerfjord: un unique morceau de terre de l'Arctique est à vendre, in Le Journal de Québec, 17 maggio 2024.
[xiii] Società di consulenza immobiliare che opera in oltre cinquanta Paesi (tra cui la Norvegia) e che ha la sede principale a Londra.
[xiv] Cfr. le dichiarazioni riportate da D. Katanich, The last private land at the ‘gates to the Arctic’ offered for sale, in www.euronews.com, 10 maggio 2024.
[xv] Ovvero 323 milioni di dollari USA. Cfr. T. Nilsen, Last private land on Svalbard up for sale for €300 million, in The Barents Observer, 12 maggio 2024.
[xvi] Sul tema, v. da ultimo K. Spohrová, D.S. Hamilton and J. Moyer (Eds.), Arktida a světový řád, Praha [Artico e ordine mondiale], Praha, Karolinum, 2024 (testo in ceco).
[xvii] V., per esempio, R. Milne, Norway blocks sale of last private property on Arctic archipelago, in Financial Times, 1° luglio 2024; S. Treloar, Norway Restricts Arctic Property Sale Citing National Security, in www.bloomberg.com, 1° luglio 2024; A. Cañas, Noruega frena la venta de un importante terreno estratégico en el Ártico, in Diario AS, 3 luglio 2024.
[xviii] E. Lamazhapov, Polar Contradictions: China’s Dialectical Thinking About the Arctic, in Geopolitics, 2024, 1-36, https://doi.org/10.1080/14650045.2024.2408601.
[xix] N. Berglund, Piece of Svalbard put up for sale, in www.newsinenglish.no (Views and news from Norway), 29 aprile 2014; T. Hågøy, Bergensfamilie har solgt giganteiendom på Svalbard [Una famiglia di Bergen ha venduto una proprietà gigantesca alle Svalbard], in Estate nyheter vest norge [Notizie immobiliari dalla Norvegia occidentale], 9 aprile 2017 (testo in norvegese).
[xx] Parte venditrice fu l’industriale, investitore e imprenditore agricolo Henning Horn (64 anni), nonché le sue sorelle Elin Horn Galtung (68 anni) e Kari Horn (66 anni) e diversi discendenti del loro defunto fratello Johan Jacob Horn, un ex campione norvegese di golf morto nel 2012. La famiglia Horn si occupa di attività nel campo dell’estrazione mineraria e dei prodotti chimici, e altresì di investimenti immobiliari e spedizioni marittime. La holding familiare ha sede a Bergen. La famiglia era proprietaria dell’area artica compravenduta da oltre settant’anni.
[xxi] Conta poco più di duemila abitanti, ed è l’insediamento umano con oltre mille residenti più a nord del mondo (i cittadini non-norvegesi, residenti alle Svalbard, sono registrati, soprattutto per finalità fiscali; v., con riguardo alla popolazione russa, A. Edvardsen, Inhabitants of Russian Settlements to Be Registered in the Population Register of Svalbard, in Hingh North News, 4 ottobre 2024; vi sono altri aspetti: i residenti permanenti nell’arcipelago possono guidare motoslitte in più aree rispetto ai turisti e soltanto i residenti permanenti possono cacciare renne delle Svalbard e volpi artiche, nonché pescare con le reti. Il diritto di possedere o affittare abitazioni/baite alle Svalbard è riservato, altresì, ai residenti permanenti, i quali sono esenti dalla tassa ambientale quando viaggiano alle Svalbard e possono ottenere il permesso dal Governatore locale di acquistare alcolici oltre la quota mensile). Longyearbyen è, inoltre, la sede del Governatore (sysselmann) norvegese (dal 2021, la carica è ricoperta da Lars Fause, laureato in diritto all’Università di Tromsø ed ex Pubblico Ministero; v. M. Wenger, New governor appointed for Svalbard, in Polar Journal, 12 aprile 2021). Quest’ultimo, ai sensi dell’art. 5 della legge norvegese n. 11 del 1925 sulle Svalbard, viene nominato dal Re con il grado corrispondente a quello di prefetto. Dal punto di vista dell’amministrazione della giustizia, le isole Svalbard dipendono dal distretto di Tromsø (per le dotazioni strumentali, dal Dipartimento polare, norv. Polaravdelingen, del ministero della Giustizia). Vi sono, attualmente, voli commerciali diretti verso l’arcipelago soltanto da Tromsø e Oslo. I residenti alle Svalbard sono, di fatto, “di passaggio”, tanto che si parla di un assai curioso “divieto di nascere e di morire” nell’arcipelago. Si osserva, infatti, che le persone gravemente malate o che stanno per partorire vengono per prassi trasferite in terraferma perché l’ospedale locale non è attrezzato; inoltre, è vietato (in base a una legge del 1950) inumare cadaveri sulle isole Svalbard, dal momento che, a motivo delle temperature rigide (anche -46 gradi, con una media invernale che oscilla tra -20 e -13), non si decompongono, conservando quindi per decenni sottoterra eventuali virus (la dott.ssa Kirsty Duncan dell’Università di Windsor ha accertato, nel 1998, che i tessuti di un minatore deceduto nel 1918 alle Svalbard per l’influenza spagnola e lì sepolto, a distanza di ottant’anni dalla morte avevano ancora conservato il virus (v. S. Briet, Grippe espagnole. L’abominable virus des glaces, in Libération, 22 settembre 1998; K. Duncan, Hunting the 1918 Flu. One Scientist’s Search for a Killer Virus, Toronto, University of Toronto Press, 2003); di fatto, Il piccolo cimitero di Longyearbyen ha smesso di accettare “newcomers” negli anni cinquanta del XX secolo). L’ultimo bambino è nato alle Svalbard (nome che significa, letteralmente, «costa fredda») nel 1966; l’epidemia da Coronavirus non ha toccato le Svalbard (cfr. M. Arqueros Valer, Svalbard; el hombre es solo un invitado en está tierra, in Le Monde diplomatique - Edición chilena, 5 ottobre 2023). Sulle isole Svalbard non vi sono residenze per anziani e l’ospedale non dispone di un servizio geriatrico. Se poi qualcuno dovesse effettivamente morire alle isole Svalbard, ovvero scegliesse di riposare in eterno nel cimitero di Longyearbyen, sussiste una restrizione: sono ammesse soltanto le sepolture in urna, dunque niente bare. L’ultima sepoltura (in urna) a Longyearbyen è avvenuta nel 2014 (ma potranno verificarsene altre in futuro, quando eventualmente l’occasione lo richiederà). Un nuovo cimitero (riservato a urne funerarie di persone decedute mentre erano ufficialmente registrate come residenti alle Svalbard) è stato realizzato nel 2022 presso la Chiesa luterana (il camposanto vecchio è stato chiuso nel 2017, a seguito di frane; v. M. Wenger, New cemetery planned for Longyearbyen in 2022, in Polar Journal, 11 dicembre 2020). Infine, lungo le coste dell’arcipelago delle Svalbard si contano circa mille tombe di avventurieri, esploratori e/o balenieri, che per vari motivi (incidenti, oppure perché lasciati indietro dai compagni, dilaniati da orsi, ecc.) perirono in quei luoghi, specialmente nei secoli XVII e XVIII. Per questo motivo, accade talvolta di imbattersi in una croce di legno, con inciso il nome e l'anno del defunto. Sono «tombe solitarie […] memoriali di un tempo ormai lontano, testimoni silenziosi di uomini sepolti circondati da magnifici scenari» (K. Prestvold, The graves – silent witnesses of honoured funerals, nel sito Web del Norwegian Polar Institute (www.npolar.no), creato presso il Fram Centre di Tromsø, Norvegia del Nord, e che cura la pubblicazione della rivista Polar Research).
[xxii] Con sede a Boston, Massachusetts (USA).
[xxiii] Terreni e operazioni vennero poi acquisiti, nel 1916, da un consorzio di investitori norvegesi (Store Norske Spitsbergen Kulkompani, SNSK), che continuò l’attività di estrazione mineraria del carbone. Store Norske AS esiste tuttora, pur essendo diventata una impresa a totale partecipazione dello Stato norvegese. Il nome attuale del capoluogo delle isole Svalbard fu adottato nel 1926. Cfr. N.H. Dole, America in Spitsbergen. The Romance of an Arctic Coal-mine. With an introduction relating the history and describing the land and the flora and fauna of Spitsbergen, I-II, Boston, Marshall Jones Company, 1922, e inoltre N. Fogelson, The Tip of the Iceberg: The United States and International Rivalry for the Arctic, 1900–25, in 9(2) Diplomatic History 131 (1985).
[xxiv] Nel 2011, Huang Nubo propose (senza successo) di acquistare lo 0,3 per cento del territorio dell’Islanda, con l’intenzione – secondo quanto da lui stesso dichiarato – di realizzare strutture alberghiere per turisti (eco-resort), campi da golf e persino un aeroporto. Cfr. D.K. Tatlow, Chinese Deal for Iceland Property Founders Over Distrust, in International Herald Tribune, 21 settembre 2011; Huang Nubo Tries to Buy Iceland, in China Story Yearbook 2013 (edito dall'Australian Centre on China in the World (CIW), presso la Australian National University (ANU) di Canberra), 100-101; M.G. Mian, Huang Nubo, il tycoon cinese che si sta comprando l’Artico, in Corriere della Sera, 6 ottobre 2014.
[xxv] In passato, ha lavorato presso il Dipartimento per la propaganda del Partito.
[xxvi] Huang Nubo ha scalato sia il Kilimangiaro nel 2005 che l’Everest nel 2008; è attualmente vice-presidente della «Associazione alpinistica cinese» (China Mountaineering Association, vale a dire l’organo governativo che gestisce sci alpinismo, arrampicata, corsa in montagna e altre discipline montane); per la storia dell’«alpinismo socialista» nella RPC, di scuola sovietica, che ha avuto inizio alla fine degli anni cinquanta del secolo scorso, v. C. Graz, Alpinistes de Mao, Paris, Éditions Stock, 2023, trad. it., Gli alpinisti di Mao, Milano, Corbaccio, 2024; Z. Zhou, Z. Liu, Footprints on the Peaks. Mountaineering in China, Seattle (WA), Cloudcap Press, 1995 (gli autori criticano la storia – da essi ritenuta “occidentecentrica” e, specialmente, “anglocentrica” – dell’alpinismo, venendo però a loro volta criticati da M. Newcomb, nella recensione all’op. cit. nel sito dell’American Alpine Club); E.E. Vaill, Mountaineering in China, in The Alpine Journal, 1985, 23 ss.; AA.VV., Mountaineering in China, Beijing, People’s Physical Culture Publishing House, 1965. La «Associazione alpinistica cinese», fondata nel 1958, fa parte della Federazione sportina pan-cinese. A sua volta, la «Associazione voce camuna» di Breno (Brescia) ha reso noto che, in preparazione all’edizione dei XXV Giochi olimpici invernali, noti anche come Milano Cortina 2026, in programma dal 6 al 22 febbraio 2026 a Milano e Cortina d'Ampezzo, la Nazionale cinese di sci alpinismo (SkiAlp) ha svolto ripetuti stages di sei mesi in Italia, al ghiacciaio Presena del Tonale (v. Nazionale cinese di sci alpinismo, altra stagione a Pontedilegno-Tonale, in Gazzetta delle Valli. News dalle Valli Lombarde e Trentine, 5 maggio 2024; La Nazionale di sci alpinismo cinese è tornata ad allenarsi in Tonale, in Giornale di Brescia, 6 dicembre 2023; L. Bressanelli, La Nazionale cinese di scialpinismo al Tonale per uno stage di sei mesi, in www.vocecamuna.it, 20 dicembre 2022).
[xxvii] Sulla trattativa commerciale ricordata nel testo, v. T. Pettersen, Norway stops Chinese tycoon’s bid on Svalbard, in The Barents Observer, 23 maggio 2014.
[xxviii] V. quanto detto poco sopra.
[xxix] Per la precisione, si trattava di 217,6 chilometri quadrati.
[xxx] Si parla di un interessamento di potenziali investitori sia russi che cinesi. In Russia si pensa a possibili usi alternativi delle isole Svalbard; nel settembre 2024, un deputato russo, Ivan Sukharev, ha proposto di costruire alle Svalbard una prigione di massima sicurezza per terroristi (v. Russian Parliamentarian Wants a Terrorist Prison on Svalbard, in High North News, 5 settembre 2024, e, amplius, A. Staalesen, D. Zagore, Russian lawmaker wants to build prison for ‘terrorists’ at Svalbard, in The Barents Observer, 3 settembre 2024). Le autorità norvegesi, però, hanno dichiarato che la proposta russa non è accettabile, poiché «Le Svalbard fanno parte del territorio norvegese. Sul territorio, lo Stato norvegese ha il monopolio del potere» (v. T. Nilsen, Russian Svalbard prison out of question, in The Barents Observer, 6 settembre 2024, dove sono riportate le affermazioni del Governatore delle Svalbard, Lars Fause, e del Segretario di Stato presso il ministero della Giustizia e della Sicurezza pubblica, John-Erik Vika).
[xxxi] M. Venger, New coal mining on Svalbard?, in Polar Journal, 16 dicembre 2020. La questione non sembra finora avere registrato ulteriori avanzamenti.
[xxxii] L’offerta di acquisto norvegese era stata perfezionata nel giugno del 2024.
[xxxiii] A capo della società commerciale risulta essere una donna russa con doppia cittadinanza; v. Gli occhi russo-cinesi sulle Svalbard, in Il Foglio, 3 luglio 2024. La cittadinanza norvegese è stata acquisita dall’interessata negli anni novanta del secolo scorso. La società è stata fondata nel 1910 da alcune facoltose famiglie industriali di Oslo, con lo scopo originario di insediare nell’area artica una miniera di amianto e/o di carbone, cosa che però non avvenne in quanto i depositi minerari non vennero effettivamente trovati. Nel 1918 era stato costruito un edificio, per condurre le ricerche anzidette, ma anch’esso venne abbandonato. Si tratta di una società di capitali di tipo privato, le cui azioni non sono dunque quotate nel mercato borsistico. La relativa disciplina è contenuta nel Private Limited Liability Companies (LLCs) Act (norv. Lov om aksjeselskaper (aksjeloven)) n. 45 del 13 giugno 1997. Il capitale sociale (interamente versato) deve essere non inferiore a 30.000 corone norvegesi (circa 2.500 euro). La prima regolamentazione della materia de qua risale alla legge n. 1 del 19 luglio 1910, sulla quale v. N.R. Langeland, Aksjelova av 1910. Freistnaden på å organisere norsk kapitalisme [Legge sulle società a responsabilità limitata del 1910. Il tentativo di organizzare il capitalismo norvegese], in Historisk tidsskrift, 2021, n. 1, 22 ss. (testo in norvegese).
[xxxiv] Con studio professionale a Lykaser, nelle immediate vicinanze di Oslo.
[xxxv] Cfr. T. Nilsen, Last private land on Svalbard up for sale for €300 million, cit.
[xxxvi] A. Østhagen, Svalbard and geopolitics: A need for clarity, in The Barents Observer, 2 luglio 2024 (disponibile anche nel sito Web dell’Arctic Institute di Washington, DC, www.thearcticinstitute.org).
[xxxvii] La stampa cinese si è occupata della questione; cfr. Norway blocks sale of last private land on Arctic archipelago Svalbard after Chinese interest, in South China Morning Post, 2 luglio 2024.
[xxxviii] Centro fondato nel 2013 e chiuso nel 2023. Il prof. Ulfstein ha, altresì, diretto (dal 2004 al 2008) il Centro norvegese per i diritti umani dell’Università di Oslo.
[xxxix] G. Ulfstein, The Svalbard Treaty. From Terra Nullius to Norwegian Sovereignty, Oslo, Scandinavian University Press/Universitetsforlaget AS, 1995. Nel centenario della sottoscrizione del trattato delle Svalbard è stato pubblicato il volume, a cura di I. Dahl e Ø. Jensen, dal titolo Svalbardtraktaten 100 år: et jubileumsskrift [Il Trattato delle Svalbard 100 anni: una pubblicazione giubilare], Bergen, Fagbokforlaget (testo in norvegese). Il trattato viene considerato il primo accordo internazionale sulla protezione ambientale al mondo e contiene regole per salvaguardare la vita animale e vegetale alle Svalbard. Su di esso, in Italia v. L. Parigi, Cosa determina il Trattato delle Svalbard, in www.osservatorioartico.it, 19 agosto 2024; E. Morelli, Il regime giuridico dello Svalbard e il nuovo diritto del mare, Milano, Giuffrè, 1988; M. Coltrinari, Le isole Svalbard: una singolare convivenza, in Bollettino della Società geografica italiana, 1985, 61 ss. (dove si trovano abbondanti informazioni storiche di carattere giuridico-amministrativo); in Germania, C. Humrich, Konflikte um Svalbard: Der Spitzbergenvertrag und Norwegens Souveränitätspolitik, in Zeitschrift für Internationale Beziehungen, 2022, 96 ss.; B. Kempen, Der völkerrechtliche Status der Inselgruppe Spitzbergen, cit.; in Norvegia, Ø. Jensen, The Svalbard Treaty and Norwegian Sovereignty, in Arctic Review on Law and Politics (pubblicazione edita dall’Università artica di Tromsø) 2020, 82 ss.; T. Greve, Svalbard. Norway in the Arctic, Oslo, Grøndahl, 1975; negli USA, C.R. Rossi, ‘A Unique International Problem’: The Svalbard Treaty, Equal Enjoyment, and Terra Nullius: Lessons of Territorial Temptation from History, in 15(1) Washington University Global Studies Law Review 97 (2016).
[xl] Il corsivo è mio.
[xli] Il prof. Andenæs parla un discreto italiano, essendo stato inter alia visiting professor presso le università di Bologna, Padova, Roma Sapienza e Roma LUISS. In quest’ultima, nel 2006, ha tenuto l’annuale Guido Carli Lecture. È stato, altresì, direttore del British Institute of International and Comparative Law (BIICL) di Londra e del Centro di diritto europeo al King’s College dell’Università di Londra. È senior research fellow sia dell’Institute of European and Comparative Law dell’Università di Oxford che dell’Institute of Advanced Legal Studies dell’Ateneo londinese. Inoltre, è (oppure è stato) general editor della International and Comparative Law Quarterly, come pure della European Business Law Review. Come si vede, è un giurista di chiara fama, la cui opinione ha un grande rilievo nel caso oggetto della presente analisi.
[xlii] Vedine il post su X (ex Twitter) dal titolo Norway’s decision to block property sale contradicts the Svalbard Treaty, 15 luglio 2024.
[xliii] Sul dibattito giuridico norvegese, v. H. Thule, Legal experts: Norway's decision to block property sale contradicts the Svalbard Treaty, in The Barents Observer, 8 luglio 2024.
[xliv] T. Bontempi, La saga del Søre Fagerfjord continua, in www.osservatorioartico.it., 21 agosto 2024 (scritto disponibile anche nel website The Arctic Century, all’indirizzo https://acentury.online). La Corte internazionale di giustizia si è in precedenza pronunciata sul trattato delle Svalbard con la decisione del 14 giugno 1993 (in materia di delimitazione delle aree marittime).
[xlv] Nonché docente di Geopolitics in the Arctic presso l’Oslo New University College (norv. Oslo Nye Høyskole). Al FNI, il prof. Østhagen partecipa a un progetto di ricerca dal titolo China in the Arctic: External Influence on Regional Governance (periodo 2021-2024, PI Iselin Stensdal, di cui v., per esempio, A.C. Edstrøm, I. Stensdal, G.H. Heggelund, The ‘new superpower’: what are China’s intentions in the Arctic?, in A. Østhagen, Ed., Norway’s Arctic Policy. Geopolitics, Security and Identity in the High North, Cheltenham, Elgar, 2023, 95 ss.).
[xlvi] Domaine de Søre Fagerfjord: un unique morceau de terre de l'Arctique est à vendre, in Le Journal de Québec, 17 maggio 2024, cit.
[xlvii] A. Østhagen, The myths of Svalbard geopolitics: An Arctic case study, in Marine Policy, v. 167, settembre 2024, 106183, e, a commento dello scritto citato, B.A.M. Martinussen, Myths of Svalbard Geopolitics Debunked by Researcher, in High North News, 2 agosto 2024, dove si afferma che «There is at times a tendency to overstate the geopolitical tension related to Svalbard without specifying over what, or where, this tension is taking place». Østhagen ha poi ribadito la sua impostazione nell’intervento del 18 ottobre 2024 al panel Svalbard as a Geopolitical Hotspot?, nel corso dell’Arctic Circle Conference svoltasi a Reykjavík, in Islanda, dal 17 al 19 ottobre 2024. In precedenza, del medesimo autore, v. Svalbard: The Worrying Geopolitics of an Arctic Archipelago, in 19(2) Canadian Naval Review 9 (2023), nonché il lavoro a più mani di A. Østhagen, O. Svendsen, M. Bergmann, Arctic Geopolitics: The Svalbard Archipelago, Washington (DC), Center for Strategic and International Studies (CSIS), 2023.
[xlviii] C.N. Albrechtsen, A lawyer argues with Norway over sale of land to China, in ScandAsia - Nordic News and Business Promotion in Asia, 27 maggio 2024.
[xlix] Il testo del White Paper, che si compone di 92 pagg., è disponibile nel sito Internet del Governo nazionale norvegese (www.regjeringen.no); il precedente White Paper era formato da 119 pagg.; prima ancora, si ebbero i White Papers rispettivamente del 1985 e 1999. A margine del White paper del 2024, v. J. Hager, New Svalbard report: Stronger national control by Norway and fewer ships, in Polar Journal, 6 giugno 2024; A. Moe, New Svalbard White Paper Affirms Norwegian Jurisdiction on Svalbard, in High North News, 19 giugno 2024; per un breve commento al White Paper del 2006, v. la nota intitolata Making changes to stay the same. Long-term policy plan sees challenges in keeping Svalbard pristine, in www.icepeople.net. Il nuovo White Paper è stato presentato il 31 maggio 2024, alla presenza della ministra Emilie Enger Mehl, presso il Centro universitario delle Svalbard (norv. Universitetssenteret på Svalbard-UNIS), specializzato in studi artici (il Centro organizza ogni anno, in collaborazione con la Norwegian Scientific Academy for Polar Research (norv. Norges Vitenskapsakademi for Polarforskning-NVP) che ha sede presso UNIS, una Summer School; l’edizione del 2024, svoltasi dal 9 al 19 giugno, è stata dedicata al tema, molto attuale, del c.d. Global Arctic, su cui v. M. Mazza, Verso un diritto polare globale? Alcune osservazioni sparse, in Filodiritto, ottobre 2023).
[l] Il budget nazionale della Norvegia relativo al 2025 prevede, per le isole Svalbard, un incremento dei finanziamenti; v. A. Edvardsen, Svalbard in the National Budget: Electricity Support, Education and Research, in High North News, 9 ottobre 2024.
[li] K.M. Seethi, Svalbard: Another Flashpoint Of Arctic Tensions – Analysis, in Eurasia Review, 9 luglio 2024 (l’autore è affiliato all’International Centre for Polar Studies della Mahatma Gandhi University di Kottayam, nello Stato federato del Kerala, India).
[lii] It.: Legge sulla sicurezza nazionale (Legge sulla sicurezza).
[liii] Si vedano gli art. 1, comma 3, e 10 della legge menzionata nel testo.
[liv] V., da ultimo, S. Cassese, Stato e globalizzazione: chi vince e chi perde?, in Rivista trimestrale di diritto pubblico, 2024, 531 ss. Secondo l’autore, per un verso, la globalizzazione non si è fermata, e, per altro verso, non si è verificato un ritiro dello Stato, né un suo ritorno, ma semplicemente lo Stato è cambiato, con la conseguenza ultima – per Cassese – che Stato e globalizzazione costituiscono un processo c.d. win-win. Come è stato autorevolmente rilevato, la globalizzazione non ha affatto posto fine alla varietà dei modelli istituzionali, ma al contrario ha aperto il vaso di Pandora delle soluzioni istituzionali, spesso con tratti piuttosto originali o, comunque, derivanti da processi di ibridazione dei modelli tradizionali; cfr. G.F. Ferrari, Preface, in G. Tieghi (Ed.), Comparative Law and Global English for Legal Studies. A Law-Linguistic Journey, Napoli, Jovene, 2024, XIX s. Ciò riguarda anche il metodo del diritto (pubblico) comparato, che diventa sempre più transnazionale e globale, senza però diminuire l’attenzione per le differenti tradizioni culturali; v. R. Scarciglia, Methods and Legal Comparison. Challenges for Methodological Pluralism, Cheltenham, Elgar, 2023, sub 5, Comparison between global phenomena and legal traditions, 157 ss. Il tema è stato studiato anche in contesti molto lontani da quello Artico, come è avvenuto con riferimento all’Africa settentrionale; v. B. Andò, Il diritto pubblico comparato “conteso” fra pulsioni alla globalizzazione e specificità locali. Note minime sul contesto nordafricano, in A. Baldinetti et al. (cur.), Oltreconfine. Temi e fonti per lo studio dell’Africa. Volume in omaggio a F. Cresti, Roma, Aracne, 2019, 369 ss. (un dibattito sul libro, anche in relazione al tema indicato, si è svolto, con l’intervento in particolare del prof. Pierluigi Valsecchi, docente di Storia e istituzioni dell’Africa all’Università di Pavia, nel corso della VII Conferenza della Associazione per gli studi africani in Italia (ASAI), tenutasi all’Università di Messina dal 12 al 14 settembre 2024).