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La gabbia

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La gabbia

 

Dipendesse da me…

Allora lui…

Quando poi…

Vorrei, ma…

 

Sono solo alcune delle minuscole viti che costituiscono la nostra gabbia fatta di pensieri d’acciaio. La nostra gabbia mentale è una costruzione articolata, foderata di vissuti, azioni reiterate nel tempo, personaggi presenti e passati, ricordi belli, resi ancora più lucidi dall’idealizzazione, pensieri su pensieri, progetti annullati, accarezzati e riproposti. Quando ripercorriamo gli snodi ipotetici della gabbia, esplicitiamo qualcosa che sarebbe potuto accadere, qualcosa che temiamo avvenga, qualcosa che crediamo accadrà e, così facendo, le sbarre si proiettano oltre la testa e fuori di noi.  Sembra quasi la realtà, sembra perché, di fatto, non lo è, si tratta solo di ipotesi, di sillogismi lucidi che parrebbero autentici se non fossero caratterizzati da false premesse. Costruiamo intere palazzine di ragionamenti in cui percorriamo le scelte A, B o C, ma che si esauriscono in un pugno violento contro l’aria e in una gran perdita di tempo.

Quanto tempo perso a lucidare la nostra sfavillante gabbia mentale!

I pensieri che la compongono, infatti, vanno educati con forza, soprattutto quando si arroccano in false certezze, in ricordi dolorosi, in frustrazioni profonde. I pensieri vanno educati quando non ci permettono di abbandonare una situazione asfittica, quando non ci fanno uscire di casa, quando ci inchiodano al letto e ci limitano nei movimenti, non permettendoci di fare esperienza. Sono concetti tiranni così crudeli e allettanti da spronarci continuamente a seguirli in uno spazio immaginativo verosimile e falso, che non esiste. Bisogna imparare a riconoscere una fissazione di tal fatta ed estirparla come un’erbaccia dal nostro giardino, toglierle lo scettro e dedicare tutto il tempo al rinforzo dei nostri meravigliosi sensi, così reali e intelligenti da poter accogliere ogni sfumatura della realtà.

Ogni nostro senso, infatti, può segretamente annunciarci il senso di noi qui.

Con l’udito posso ascoltare le parole perle di Battiato: “tutto l’universo obbedisce all’amore” e farle mie. Con gli occhi posso guardare fuori dalla finestra e deliziarmi del verde delle fronde che si lasciano pettinare dal vento.  Con il tatto posso sfiorare i loro visi distesi nel sonno e sentire sulle gambe le morbide coccole del mio gatto. Con il gusto posso assaporare quel nebbiolo vigoroso e darmi un po’ di forza. Con l’olfatto posso respirare il profumo del mare e possederne la grandezza.

È l’incontro puro e semplice tra noi e la realtà, liberi dalla gabbia dei nostri pensieri, un incontro che avviene grazie ai nostri sensi e ci scuote da quella languida e malinconica ipnosi, dolce e tiranna, falsa e struggente. Esplode allora una buona tempesta, un buon viaggio, il più bello che si possa fare, dentro e fuori noi stessi.