Scontro sull’Immigrazione e deriva autoritaria

La preoccupante pretesa del Governo di avere sempre ragione
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Scontro sull’Immigrazione e deriva autoritaria

La preoccupante pretesa del Governo di avere sempre ragione

 

Il Governo spende 653 milioni di euro per realizzare due hotspot in Albania,  uno per la primissima accoglienza (nella località di Shengjin) e l’altro con funzioni di Hotspot e centro di permanenza e rimpatrio (Cpr), a Gjader    dove allocare immigrati che giungeranno sulle sponde italiane (nelle intenzioni del Governo 3mila persone al mese, per un totale di 36mila persone l’anno).

Dei costi preventivati, circa 250 milioni di euro in cinque anni siano destinati a sostenere le spese del personale (è previsto che all’interno dei centri lavorino solo persone assunte in Italia, trasferite temporaneamente in Albania) e quindi a pagare  oltre allo stipendio anche una diaria, come previsto in caso di partecipazione a missioni internazionali, e verranno coperti tutti i costi di viaggio, vitto e alloggio.   

All’interno dei CPR di Gjader sarà anche costruito un vero e proprio carcere, con una capienza massima di 20 detenuti, nel caso in cui alcuni migranti trattenuti nei centri dovessero essere messi in custodia cautelare. La realizzazione della struttura costerà 8 milioni, ma uno dei punti più discussi riguarda l’invio in Albania di 46 agenti di polizia penitenziaria: più di due per detenuto, quattro volte la media italiana, che è di un agente ogni 1,96 detenuti.  Mentre nelle carceri italiane il sovraffollamento sfianca il corpo di Polizia Penitenziaria che ormai non riesce più a sostenere il carico di lavoro, si distraggono risorse alle necessità primarie in Italia per alimentare una struttura che non sapremo neppure se saprà assolvere gli scopi immaginati e “propagandati” dal Governo.

La prima operazione di accompagnamento nel Centro di accoglienza in Albania, si è rivelata un vero fallimento, una caporetto sul piano operativo e  ancor più amministrativo, palesando tutte le incongruenze dell’intera operazione al limite della legalità.

Infatti patiti in 16  immigrati, 4  sono atti immediatamente re-imbarcati per il rientro in Italia  in quanto due minorenni  due gravemente ammalati, gli altri 12, dopo essere sbarcati sono stati raggiuti dal provvedimento del Tribunale di Roma che dichiarava la loro “deportazione” illegittima in quanto contraria alla normativa Europe a ed alla indicazione della Suprema Corte di Giustizia CEDU.

Il 18 ottobre il Tribunale di Roma ha deciso di non convalidare il trattenimento dei dodici migranti soccorsi in acque italiane e portati forzatamente in un centro di detenzione in Albania.

La decisione del Tribunale di Roma è basata su una sentenza della corte di giustizia europea, secondo cui i paesi di origine dei migranti portati in Albania non sono considerabili sicuri.

Il 4 ottobre la Corte di Giustizia Europea aveva infatti spiegato che possono essere considerati sicuri solo i paesi in cui non ci sono violazioni dei diritti umani. E secondo il Tribunale di Roma questo non è il caso né dell’Egitto né del Bangladesh.

I dodici migranti sono rientrati in Italia, a Brindisi, il 19 ottobre, per essere poi trasferiti nel sistema di accoglienza ordinario.

Il 16 ottobre quattro migranti erano già stati rilasciati dopo essere stati portati nel porto di Shengjin, in Albania. A un colloquio più approfondito due erano risultati essere minori e due avevano problemi di salute.

A conti fatti l’intera prima formale esecuzione del trasferimento (così oggi chiamano questa “deportazione”) si è conclusa con un fallimento aggravato dallo sperpero del denaro pubblico che avrebbe potuto e dovuto essere impiegato meglio e per reali necessità in Italia.

La giurisprudenza sul tema della protezione internazionale – cioè il diritto all'asilo – è vasta e complessa. Proprio su questo tema, come detto, si era espressa la Corte di Giustizia Ue, con la sentenza del 4 ottobre scorso.  L’intervento della Corte era stato richiesto da un tribunale della Repubblica Ceca, dove un cittadino moldavo (identificato come CV) aveva presentato domanda di protezione. La richiesta era stata rifiutata e ne era nato un ricorso. La Corte regionale di Brno ha sottoposto allora alla Corte Ue diverse questioni "concernenti l'interpretazione della direttiva recante le procedure comuni sulla materia".

La Corte del Lussemburgo ha stabilito allora alcuni principi. Prima di tutto, il diritto dell'Unione non consente attualmente agli Stati membri di designare come Paese sicuro "solo una parte del territorio del Paese terzo interessato". Nella fattispecie, le autorità ceche avevano ritenuto la Moldavia "sicura" ad eccezione della Transnistria. La sentenza ha infatti stabilito che i criteri che consentono di designare un Paese terzo come di origine sicura devono essere rispettati in tutto il suo territorio.

La direttiva Ue 2013/32 descrive infatti le condizioni per la designazione di un Paese sicuro, all'articolo 37 (allegato 1, paragrafo 1): "Un Paese è considerato paese di origine sicuro se, sulla base dello status giuridico, dell'applicazione della legge all'interno di un sistema democratico e della situazione politica generale, si può dimostrare che non ci sono generalmente e costantemente persecuzioni quali definite nell'articolo 9 della direttiva 2011/95/UE, né tortura o altre forme di pena o trattamento disumano o degradante, né pericolo a causa di violenza indiscriminata in situazioni di conflitto armato interno o internazionale".

Il giudice nazionale (ndr nel caso in discussione il Tribunale di Roma) "chiamato a verificare la legittimità di una decisione amministrativa in materia di protezione internazionale deve rilevare d'ufficio, nell'ambito dell'esame completo, una violazione delle norme del diritto dell'Unione relative alla designazione di Paesi di origine sicuri"

Il Governo italiano quindi sapeva e ben conosceva tanto la legislazione Europea quanto l’Orientamento della CEDU, eppure si è mosso in spregio della leggi e al solo fine di affermare una propria autarchia.

Investito dal ridicolo e dalla protesta, ha inscenato in modo a dir poco inopportuno una “aggressione del potere giudiziario” che vorrebbe sostituirsi alla politica.

La reazione scomposta e aggressiva, totalitaria, evidenzia almeno due aspetti preoccupanti:

-da un lato il Governo reagisce alla decisione del Tribunale gridando all’usurpazione dei giudici che voglio sostituirsi alla politica ; invero il Tribunale rilevando l’illegittimità dell’azione amministrativa ha respinto il provvedimento coattivo ritenendolo inapplicabile per violazione dei presupposti normativi internazionali vincolanti a tutela della integrità e dignità della persona;

-dall’altro ha inscenato un tentativo di aggressione prendendo le mosse dal contenuto di una mail estrapolando in modo alterato uno stralcio del testo e facendolo circolare con un intento assai differente di quello reale.

Quest’ultimo atto inscenato dalla Presidente del Consiglio Meloni preoccupa per le modalità e le finalità.

Nella giornata di domenica 20 ottobre la premier ha postato sui suoi social una card con un titolo tratto del quotidiano Il Tempo, di proprietà del parlamentare leghista Antonio Angelucci, che riprendeva alcune frasi estrapolate da una mail scritta dal Giudice di cassazione Patarnello in reazione alle violente accuse della maggioranza a Silvia Albano, giudice della Sezione immigrazione del Tribunale di Roma che ha disposto il rientro in Italia dei 12 migranti spediti in Albania.

Il testo del POST della premier recita: “Meloni oggi è un pericolo più forte di Berlusconi. Dobbiamo porre rimedio”.

Ma queste parole sono riportate con un copia incolla solo in modo parziale, estrapolate da un contesto e da un testo ben più ampio  scritto  dal giudice Patarnello sulla mailing List dell’Associazione nazionale magistrati.

Il testo completo della mail  dice:

“ Indubbiamente l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni.

Innanzitutto perché Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte. E rende anche molto più pericolosa la sua azione, avendo come obiettivo la riscrittura dell’intera giurisdizione e non semplicemente un salvacondotto.

In secondo luogo perché la magistratura è molto più divisa e debole rispetto ad allora. E isolata nella società. A questo dobbiamo assolutamente porre rimedio. Possiamo e dobbiamo farlo. Quanto meno dobbiamo provarci. Sull’isolamento sociale non abbiamo il controllo ma sul tema della compattezza interna possiamo averlo. Non è accettabile chinare le spalle ora o che qualcuno si ritagli uno spazio politico ai danni dell’intera magistratura.

In terzo luogo la compattezza e omogeneità di questa maggioranza è molto maggiore che nel passato e la forza politica che può esprimere è enorme e può davvero mettere in discussione un assetto costituzionale ribaltando principi cardine che consideravamo intangibili. Come corollario di questa condizione politica, anche l’accesso ad un informazione decente è ancora più difficile dell’era di Berlusconi.

Quindi il pericolo per una magistratura ed una giurisdizione davvero indipendente è altissimo. Dobbiamo essere uniti e parlare con chiarezza. Non dobbiamo fare opposizione politica ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente. Senza timidezze.

Dobbiamo pretendere che il Csm apra un dibattito al proprio interno e deliberi una reazione chiara e netta. Che anche l’Anm mostri il proprio approccio unitario e fermo. Ieri ho sentito un buon Santalucia, pacato ma piuttosto chiaro. Vorrei che si sentisse chiaramente che rappresenta tutta la magistratura.

Non possiamo fare molto ma essere uniti, tenere la schiena dritta e parlare con chiarezza questo sì”.

Il sostituto procuratore di Cassazione dunque sottolinea come compito dei magistrati non sia quello di fare “opposizione politica”, cosa di cui invece il governo ha accusato le toghe”, ma di “difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini ad un giudice indipendente”.  Un pensiero tutt’altro che eversivo e avverso al potere esecutivo !

Perché allora tanto strillare ?

Da un lato non si può che evidenziare da dove Meloni reperisca il testo incriminato: dal Giornale il Tempo, il cui editore Angelucci è parlamentare della Lega, e certo tutt’altro che disinteressato alla notizia “taroccata”. Angelucci è interessato a discreditare i Giudici che stanno processando il suo “capo” Salvini a Palermo, e quindi attira in modo improprio (con artifici e raggiri) l’attenzione della Premier sul comportamento sovversivo dei Giudici.

Sarebbe appena il caso di verificare quanti soldi riceva l’Editore de Il Tempo dallo Stato quale finanziamento all’Editoria, verificando se non ci  sia un qualche conflitto di interessi, o un qualche interesse privato in atti pubblici….

Ma un attento lettore non potrà non chiedersi da chi abbia avuto, come abbia avuto il giornale Il Tempo quella mail privata, una mail scritta da un cittadino appartenetene ad una libera Associazione agli iscritti (soci) di quella associazione, e dopo averla avuta con quale diritto ne abbia fatto mercé pubblica….per altro alterandone volutamente e scientemente il contenuto ?

Quale mano, forse di qualche ufficio all’interno dei palazzi, abbia passato la velina ?... e ancora più preoccupante: siamo tutti spiati ?

Cercare e inseguire un ipotetico attacco dei Giudici al Governo, appare quando va bene tempo sprecato quanto piuttosto una arguto tentativo di depistaggio; il Tribunale di Roma  non ha affatto stilato elenco di Paesi sicuri e Paesi meno sicuri, ma si è semplicemente adeguato a quanto il Governo a maggio aveva previsto, Egitto e Bangladesh  erano paesi sicuri ma non su tutto il loro territorio nazione, quindi in base alla interpretazione giurisprudenziale della sentenza CEDU del 04.10.2024, non potevano più considerarsi sicuri, dovendo, per essere tali, essere sicuri sull’intero territorio senza esclusione alcuna. L’errore è quindi attribuibile allo stesso governo come ha avuto modo di ricordare il segretario del P.D. Elly Schlein :  “I giudici italiani sui migranti deportati in Albania hanno applicato una sentenza della Corte di giustizia europea del 4 ottobre, che io stessa avevo letto a Meloni in Aula, ma lei è chiusa nel suo palazzo e non ascolta e pensa di fare tutto giusto. Come fa Meloni a non sapere che l'Egitto non è un Paese sicuro dopo quanto accaduto con l'uccisione di Giulio Regeni?”, ha aggiunto la segretaria del Pd, "Come fai ad aggirare le leggi dell'Unione europea? Dovrebbero uscire dall'Ue, non credo vogliano farlo...".

La lista stilata dall’Italia (a maggio con un decreto interministeriale) ed ora ribadita dal Governo italiano con il nuovo D.L. 22.10.2024, è da tempo dibattuta e criticata da varie organizzazioni internazionali perché comprende paesi che difficilmente possono essere considerati “sicuri”: fra questi per esempio ci sono anche la Tunisia, dove il governo autoritario di Kais Saied promuove una sistematica campagna di discriminazione contro le persone che provengono dall’Africa subsahariana, o la Nigeria, dove diverse zone ancora oggi sono controllate dal gruppo terroristico Boko Haram.  Considerare poi sicuro un Paese come l’Egitto  dopo quanto accaduto con il “caso Regeni” e dopo aver assistito al trattamento di  Patrick George Zaki,  è a dir poco eufemistico.

Se questi sono i  fatti e le norme è di tutta evidenza che il responsabile dello scontro tra poteri dello stato non siano i magistrati ma bensì il Governo, che pur di fomentare la propaganda voluta da uno dei suoi componenti, Salvini e la Lega, riesce a spendere inopinatamente denari pubblici inseguendo i fantasmi dei migranti che inermi e sfiniti dalla fame e dalle persecuzioni da cui fuggono verrebbero nel Mediterraneo a minacciare i confini nazionali… affermazioni che hanno del risibile ridicolizzando chi le proferisce. Una politica che, incapace di mettere in campo una visione di stato e di accoglienza degli immigrati e di una società umana, insegue il consenso pagandone il  prezzo sempre più esoso ed ottenendo in cambio una sostanziale ingovernabilità  figlia di conflitti  tra poteri e di contrapposizioni .