Scrivere bene l’oggetto del protocollo è un atto di altruismo
Scrivere bene l’oggetto del protocollo è un atto di altruismo
Ogni giorno un protocollista si alza per andare in ufficio e sa che dovrà sudare per protocollare un documento con un oggetto chiaro e facilmente ricercabile.
Ogni giorno un responsabile del procedimento amministrativo si alza per andare in ufficio e sa che dovrà sudare per trovare un documento protocollato con un oggetto sbilenco e sconclusionato.
Non importa che tu sia protocollista o RPA, ma scrivi bene l’oggetto a protocollo!
Tra i campi obbligatori della registratura, il più importante è senza dubbio l’oggetto del documento, essendo senza rilievo il fatto che sia in arrivo, in partenza o interno.
Le ricerche documentali, al pari di quelle inerenti alle aggregazioni documentali, infatti, iniziano quasi sempre dal campo oggetto. Esaminiamolo nel dettaglio, come operazione intellettuale del protocollista o del responsabile del procedimento amministrativo.
L’oggetto è la sintesi dei contenuti di carattere
- giuridico;
- amministrativo;
- narrativo.
L’oggetto, dunque, è il principale campo di ricerca strutturata (information retrieval) e, quindi, deve essere registrato con coerenza e attenzione. La sua formulazione avviene alla stregua di un regesto diplomatistico. In esso, infatti, sono evidenziati gli elementi giuridicamente rilevanti del documento.
A questo punto, si tratta di trovare il giusto equilibrio tra esigenze opposte: da una parte la sintesi, dall’altra l’analisi. Qui viene in gioco la necessità di fornire le informazioni necessarie e rilevanti da un punto di vista giuridico e gestionale.
Tuttavia, nel redigerlo, non bisogna puntare né al massimalismo, né al minimalismo. Il protocollista, infatti, non lo redige per sé, ma – come funzione di supporto ai processi decisionali – per gli organi di governo, per i dirigenti, per i responsabili dei procedimenti amministrativi. Quest’ultimi dovrebbero essere in grado di cogliere il contenuto giuridico di un documento determinato senza leggerlo integralmente.
Questa funzione di supporto ai processi decisionali, purtroppo, è spesso dimenticata mentre, in realtà potrebbe essere rappresentata perfino come un atto di altruismo amministrativo. Infatti, il protocollista non lo scrive per sé, ma per gli altri, a meno che non sia affetto da una forma di solitudine attiva, passiva e involutiva[1].
Da ciò consegue che l’oggetto svolge una triplice funzione:
- probatoria (riassunta nei tipici verbi latini dei dispositivi degli atti amministrativi: dare, facere, pati, non facere);
- di supporto (ai processi decisionali degli organi di governo, degli organi di gestone e dei responsabili dei procedimenti amministrativi);
- comunicativa (capire senza leggere integralmente il testo).
Se quanto scritto finora ha un senso concreto e non soltanto teorico, significa che nella redazione di un oggetto di un documento il protocollista, come abbiamo detto, non deve ritenere di scriverlo per sé, bensì per chi dovrà gestire o rinvenire il documento (o il fascicolo). Infatti, la domanda principale che il protocollista dovrebbe porsi è la seguente: «Con quali parole in futuro (tra 2 mesi, 2 anni o 2 decenni) verrà ricercato il documento che sto protocollando»?
Le operazioni redazionali a protocollo richiedono attenzione e capacità critica, perché rappresentano di fatto un ombrello per riparare i responsabili dei procedimenti amministrativi dalla pioggia, anzi dall’alluvione di informazioni su tutti i documenti registrati che, se non governate, si trasformano facilmente in entropia.
Non soltanto, ma anzitutto per queste ragioni, l’inserimento dei dati deve essere votato alla ricerca attraverso la
- strutturazione;
- contestualizzazione;
- normalizzazione.
Fin dal Regolamento di gestione, tenuta e tutela dei documenti dell’Università degli Studi di Padova del 1997, è stata prevista una soglia minima di decoro linguistico[2].
Il sistema informatico Titulus, infatti, obbliga l’operatore a inserire almeno trenta caratteri, non ripetibili. Il campo oggetto, inoltre, può essere collegato a un thesaurus o a delle opzioni (caselle di spunta) per la scelta degli oggetti utilizzati più frequentemente[3].
In buona sostanza, significa che ogni oggetto deve essere strutturato dal generale al particolare, iniziando, dove presente, dalla denominazione del procedimento amministrativo (che nel 90% dei casi coincide con quella del fascicolo) e concludersi con l’azione amministrativa rappresentata in forma nominativa.
Oltre a strutturare il testo, è necessario contestualizzarlo sul procedimento (affare o attività) e normalizzarne la scrittura che, come detto, deve seguire l’andamento dal generale al particolare.
Facciamo un esempio. Se perviene un documento di un candidato a un concorso pubblico per funzionario per gli AAGG con cui chiede di partecipare, è opportuno scriverlo nel modo seguente, sciogliendo le abbreviazioni, anche quelle usuali:
- Concorso pubblico per funzionario amministrativo per il Servizio Affari Generali (codice 2024/PTA031) – Istanza di partecipazione.
Per approfondire tali tematiche, si rinvia a uno standard de facto contenuto nei due volumi pubblicati sui cardini della buona scrittura delle informazioni nel protocollo: AURORA. Amministrazione unite nella redazione degli oggetti e nella registrazione delle anagrafiche, Padova, Cleup, 2009 e il suo sviluppo, ALBA. Aggiornamento dei lavori e delle buone pratiche di Aurora, Trieste, EUT, 2023.
In particolare, consiglio un agevole ripasso inerente agli strafalcioni, in parte preoccupanti e in parti esilaranti, contenuti in entrambi i lavori nell’appendice Protochorror.
Buona redazione e buon altruismo.
[1] G. Penzo Doria, La solitudine del protocollista e il progetto AURORA, «La gazzetta degli Enti locali», 16 settembre 2010, e poi Id., ALBA di AURORA: ora il protocollista soffre meno di solitudine in ALBA. Aggiornamento dei lavori e delle buone pratiche di Aurora, Trieste, EUT, 2023, pp. 33-38, disponibile in versione gratuita pdf sul sito di Procedamus: https://www.procedamus.it
[2] I regolamenti d’archivio, a cura di S. Guiati, San Miniato, Archilab, 1999, pp. 103-181.
[3] Sul progetto Titulus e gli altri progetti gemelli (Aurora, I calzini del Principe Carlo, Alba, Massimario dei massimari e altro ancora, cfr. G. Penzo Doria, Il Progetto Archivi del 1996 dell’Università degli Studi di Padova, Introduzione di G. Muraro, Padova, Cleup, 2021, pp. 34 e ss., disponibile in versione gratuita pdf sul sito di Procedamus: https://www.procedamus.it/8-eventi/381-progettoarchivi1996.html.